di Giusi Mainardi |
Dagli inizi della storia, comunicare è stato per gli
uomini un'aspirazione, un'ambizione, una necessità. Proprio
per questo grandi popoli del passato, come i Sumeri e gli Egiziani,
elaborarono le prime forme di scrittura facendo compiere all'umanità
il grande passo che portò dalla preistoria alla storia.
Attraverso i millenni, dalle forme di comunicazione più
essenziali si è via via passati ad un sovraccarico di messaggi.
Ne risulta che sovente si è stanchi di essere bersagliati
da continue informazioni troppe volte superficiali, ripetitive,
imprecise o inutili.
Così può accadere di non avere voglia o di non essere
disposti a selezionare fra le informazioni. E' ancora più
difficile andarne addirittura alla volontaria ricerca.
Nell'epoca della comunicazione, o meglio di una bersagliante massa
di informazioni, si è spesso distratti e passivi. Qualcosa
deve cambiare per scuotere da un intorpidimento che porta a sprechi
di tempo e di risorse.
Bisogna partire dalla fonte, partire da chi comunica. E' necessario
che si trasmetta un'informazione lineare, utile, diretta. Per
arrivare a questo risultato bisogna conoscere. Conoscere per comunicare.
Un po' il motto, certamente la filosofia dell'OICCE. OICCE si
pone come scopo prioritario la conoscenza di temi inerenti il
settore enologico. Perciò si formano al suo interno i gruppi
di lavoro, perciò sono chiamati a lavorarvi persone di
solida esperienza, operatori efficienti. Alla stessa filosofia
si ispira il Quesito annuale: proporre un tema e conoscere in
merito ciò che di meglio si sta facendo in laboratori,
cantine, università, istituti di ricerca.
Dunque prima conoscere, poi comunicare. Ed è importante
essere selettivi in quello che si dice agli altri. Selettivi e
onesti.
Conoscere significa avere già un grande merito, perché
vuol dire impegnarsi, essere curiosi, attivi. Raggiunto questo
stadio si può scegliere di tenere per sé ciò
che si è acquisito. E' una scelta limitante e limitata,
ma del tutto legittima.
L'ottica di OICCE invece è un'altra: è quella di
comunicare e condividere quello che sa, con chi desidera le sue
informazioni.
Così nascono il suo ampio sito internet, i corsi tematici,
i convegni, lo sportello bibliografico, e anche questa pubblicazione:
OICCE Times.
Il "tempo di OICCE" è quello dove si lavora insieme
per cercare dei risultati, è quello dove si vuole condividere
quello che si sa, dove si vuole colmare i vuoti di ciò
che non si sa, è quello dove è possibile partecipare
non come passivi uditori, né come parassiti, ma come veri,
effettivi, pensanti protagonisti.