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...le buone regole dell'etichetta
Si sa bene quanto sia importante l'etichetta, specialmente
nel settore enologico: è ciò che veste un vino,
ciò che rifinisce la presentazione e determina l'immagine
agli occhi del consumatore. Oltre agli aspetti estetici, molto
importanti, l'etichetta è in certo modo la carta d'identità
di un vino. Infatti deve fornire anche informazioni legali sulle
caratteristiche di ciò che è contenuto nella bottiglia
e le deve trasmettere secondo canoni ben precisi.
Fin dagli antichi bolli impressi sulle anfore degli Egizi, dei
Greci, dei Romani, l'etichetta ha condiviso il mondo del vino.
Più o meno dettagliata, più o meno elegante, ha
seguito da sempre anche la storia delle tecniche e del gusto.
Per vedere cosa c'è oggi dietro l'esecuzione di questo
prezioso biglietto a visita, andiamo all'Albagrafica, impresa
leader del settore.
L'azienda è in provincia di Cuneo, a Vaccheria di Guarene,
ad un soffio da Alba. Qui incontriamo i tre soci di Albagrafica:
Luigi Saglietti, Matilde Cravanzola e Maurizio Barone.
Nei locali delle lavorazioni si vedono quaranta persone che si
muovono all'apparenza in un turbine vorticoso, in realtà
ogni singola operazione è precisa e coordinata con ciò
che fanno tutti gli altri. C'è chi lavora ai computer,
chi si muove fra macchinari all'avanguardia, chi compie rifiniture
manuali di grande precisione. Anche il magazzino è attraente
con le sue etichette multicolori su cui si possono leggere gli
eleganti marchi di case vinicole e liquoristiche note in tutto
il mondo.
Albagrafica è stata fondata nel 1960 da Armando Bordino
e da suo genero Luigi Saglietti. Nel 1984 ha visto aggiungersi
i due nuovi soci. Produce oggi un fatturato di otto miliardi e
realizza circa seicento milioni di etichette all'anno. Credendo
nella cooperazione fra i diversi operatori del settore vinicolo,
Albagrafica è stata uno dei soci fondatori dell'OICCE.
OICCE TIMES ha incontrato i proprietari di questa azienda perché
descrivano gli aspetti legati alla loro attività, così
importante per il mondo del vino. Le risposte sono a tre voci,
anche se Luigi Saglietti continua a costituire il perno essenziale
e l'anima storica dell'azienda.
Verso
quali settori di etichettatura si indirizza Albagrafica?
Vino e liquori rappresentano il 75% della produzione delle nostre
etichette. La parte restante è suddivisa fra altri prodotti
alimentari, come ad esempio il settore oleario o dolciario. Per
il cioccolato, in particolare quello della Caffarel, facciamo
etichette e incarti molto preziosi e raffinati.
Da dove proviene generalmente
la vostra clientela?
La maggior parte del nostro lavoro si effettua per produttori
italiani, aziende grandi e piccole di tutta Italia. Il resto dei
clienti appartiene soprattutto a Grecia e Russia, dove importanti
industrie cercano una qualità di stampa superiore a quella
disponibile nei loro Paesi.
Quale evoluzione ha subito
la realizzazione delle etichette?
Il mondo della tecnologia progredisce in fretta e anche il nostro
settore negli ultimi anni ha fatto grandi passi. Oggi lavoriamo
a ritmi che anche solo 15 anni fa erano impensabili. Bisogna continuamente
investire in tecnologie e in nuove macchine. Noi abbiamo sempre
voluto essere al passo con i tempi, magari anticiparli. Negli
anni 1960 siamo stati i precursori in Italia nella realizzazione
del rilievo a caldo sulle etichette. Siamo stati anche fra i primi
ad applicare a caldo il film plastico oro.
Avete macchinari imponenti
e all'avanguardia. Qual è la loro provenienza?
In questo settore siamo tedeschi-dipendenti: carta tedesca, inchiostri
tedeschi, macchine tedesche. Questo porta anche problemi come
la sostituzione rapida di pezzi di ricambio o il rifornimento
urgente di qualche prodotto, però ricorriamo a loro perché
sono il numero uno.
Se le macchine sono tedesche, bisogna dire che noi Italiani siamo
all'avanguardia come realizzatori di etichette. Certamente i Tedeschi
e i Francesi stampano bene, ma indubbiamente come tecnica ed eleganza
siamo al primo posto.
Cosa incide di più sul
costo di un'etichetta?
La manodopera rappresenta più del 30% del costo. Questo
anche per il fatto che tutte le nostre etichette passano per una
fase di cernita a mano. E' un controllo attento e preciso in modo
che non ci sia la minima imperfezione sul prodotto finale. Dal
punto di vista della realizzazione, anche l'oro lamina è
una componente che ha una forte influenza, sia per il costo della
materia prima, che per la tecnica necessaria; lo stesso vale per
il rilievo.
Come
si previene l'usura delle etichette in fase di trasporto delle
bottiglie?
Ci sono delle verniciature particolari che le preservano. Si applicano
soprattutto su fondi neri o scuri che sono più delicati.
Si può ricorrere anche al plastificato, però è
una lavorazione molto più lunga. Ai fogli di stampa si
applica un film che deve essere lasciato imbobinato in un grande
rullo per un tempo ben preciso. Se si sbagliano i tempi si possono
verificare difetti molto spiacevoli, come "l'imbarcatura"
dell'etichetta ed il lavoro è tutto da rifare.
L'usura dipende anche dall'imballaggio finale. Gli alveari di
cartone ad esempio grattano molto l'etichetta. Per questo motivo
molti produttori adottano bottiglie con salva-etichetta.
Come si scelgono le caratteristiche
dell'etichetta?
In genere i clienti più grandi hanno studi e designer che
lavorano per loro. Altri si affidano ad artisti o a grafici di
fiducia. Secondo noi l'etichetta migliore è sempre la più
semplice. Ogni nazione però ha il suo gusto, così
chi realizza un'etichetta deve conoscere le tendenze dei vari
mercati, lasciando da parte le proprie preferenze.
Dietro le quinte
(A Luigi Saglietti)
Lei dice che il suo è un
"lavoro da stress", ma da tanti anni continua a farlo.
Quali sono gli aspetti della sua attività che la attraggono
di più?
Il rapporto diretto con le persone. E poi mi piace riuscire ad
accontentare sempre il cliente, anche quando le cose sono difficili,
anche quando nascono problemi da risolvere in tempi rapidissimi.
Mi piace l'impegno di misurarsi continuamente con un mercato dalle
leggi dure, con tutto quello di previsto e di imprevisto che può
accadere.
All'Albagrafica si lavora anche
il sabato mattina. Le rimane un po' di tempo per un hobby?
Da giovane ho praticato il calcio, ma mi piacciono tutti gli sport.
Essendo diventato nonno seguo i miei nipotini: Matteo che gioca
a pallacanestro e Luca che gioca al pallone.
(A Matilde Cravanzola)
Qual è la vita che vive
fuori azienda una "signora manager"?
La mia più grande passione sono Francesco e Rossana, i
miei piccoli nipotini.
Mi piace molto viaggiare, sia per divertimento che per acquistare
conoscenze in campo tecnico. A questo proposito ho fatto dei bei
viaggi con l'ONAV in Australia e in Sud Africa, dove abbiamo conosciuto
realtà vinicole interessanti.
Mi piace anche leggere. Leggo un po' di tutto e ho delle grandi
soddisfazioni da mio figlio Aldo, che è giornalista a La
Stampa ed è autore di libri conosciuti e apprezzati. Ho
anche un altro figlio, Enzo che è laureato in giurisprudenza.
(A Maurizio Barone)
C'è qualche piccolo segreto
sul successo di Albagrafica?
Sicuramente siamo favoriti dalla posizione in cui siamo. Alba
è cresciuta molto nell'immagine e nella produzione vinicola
ed è diventata una cittadina famosa in tutto il mondo.
Sia imprenditori molto rinomati, sia altri ancora giovani ed alle
prime armi, si impegnano a produrre bene, a fare conoscere i loro
prodotti e il nostro territorio. Per noi che lavoriamo soprattutto
per il settore del vino è importante trovarsi in una zona
vitivinicola celebre e con un'economia forte.
Siete tre albesi purosangue:
quali sono i vini che preferite?
La risposta è corale: i vini piemontesi rossi, specialmente
Barbere e Nebbioli che rappresentano la nostra migliore tradizione.