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di Giusi Mainardi di tappo |
POK! E il tappo vola via leggero sulla traiettoria del sogno
più bello e della buona fortuna. Dopo il balzo, una serpeggiante
nebbiolina, una spuma seducente, mille bollicine briose. E' difficile
trovare qualcos'altro che come un POK! evochi immediatamente la
festa, la gioia, l'importanza e l'emozione di un momento. Ha un
profondo fascino anche il più morbido BIUK di un tappo
che si sfila piano dal collo di una bottiglia promettente.
Quest'attimo così intenso è l'ultimo atto del tappo.
È un momento davvero rivelatore che racchiude in sé
mille aspetti. Ciò che si vive in questo atto sono le molteplici
sfaccettature simboliche legate al vino e al momento in cui si
sceglie di berlo. Quando si toglie un tappo, si vive una parte
importante di socialità, di intesa, di festosità,
di piacere. Ma perché l'ultimo atto del tappo sia un atto
glorioso, o almeno decoroso, entra in gioco una lunga catena di
eventi produttivi e di scelte tecniche.
Per portare un vino piacevole al palato del bevitore non si prescinde
da qualche tipo di tappatura. Questo lo sapevano anche i più
antichi produttori di vino. Una forma di chiusura per il vino
è imprescindibile, non fosse altro che per impedirgli di
rovesciarsi durante il trasporto. Certamente se questa è
una "ragion pratica", è anche un punto di riflessione
e di partenza verso applicazioni più complesse. A seconda
della chiusura, il vino assume caratteristiche diverse. Così
la tappatura segna tappe fondamentali per la storia del vino.
Tappe che hanno visto il trascorrere di secoli segnati da nuove
conoscenze, da nuove esigenze determinate dalle mode e dai gusti.
Si è chiuso il recipiente da vino con vimini e argilla,
con gesso, con stoppa, con legno e filaccia, anche momentaneamente
con la frutta.
Poi arrivarono altri grandi momenti.
Comparvero le robuste bottiglie delle vetrerie inglesi ed arrivò
la passione degli Inglesi per il vino con la spuma. Si praticò
la chiusura solida ed ermetica della bottiglia con il tappo di
sughero. Questo mitico passaggio aprì per l'enologia una
strada completamente nuova. Si diede il via ad uno dei vini più
famosi del mondo moderno.
Si attribuì il merito di questa straordinaria innovazione
a Dom Pérignon, che "summa cum laude" si occu-pò
delle vigne e delle cantine di Hautvillers, ma che non fu affatto
l'ideatore del celebre "méthode champenoise".
Si sa: l'uomo ha bisogno di miti e questi talvolta si costruiscono
per dare tono e colore al mercato.
Sta di fatto che la chiusura stagna della bottiglia segnò
davvero un passo importante. Oltre a permettere la produzione
di vini con la spuma, questa tappatura permetteva anche di conservare
meglio e più a lungo i vini rossi.
Ecco dunque che i chiaretti giovani ebbero interessanti opportunità
di invecchiare ben protetti dal vetro e dal sughero. Proprio qui
comincia la grande era del sughero, che negli ultimi tre secoli
si è conquistato l'immagine del tipico, tradizionale, storico
materiale di chiusura della bottiglia. Le tecniche enologiche
però sono dinamiche. La scienza dà i suoi contributi
anche al vino. Sperimentazioni e ricerche portano a perfezionare
le scelte più tradizionali, ma anche a proporre nuove soluzioni
e materiali alternativi.
Si presentano al mercato i tappi a corona, i tappi a vite, i tappi
sintetici. Non è facile dire oggi quale sarà il
loro successo. Le novità devono dare grande prova di sé
per affermarsi e si devono confrontare con tradizioni consolidate.
Quale sarà il tappo tipico fra 300 anni?
Il gioco è aperto, più è animato e più
è bello, se è condotto in modo intelligente.