|
AA.VV.
QUADERNI DELLA SCUOLA DI
SPECIALIZZAZIONE IN SCIENZE
VITICOLE ED ENOLOGICHE 1999
Università di Torino,
Torino, 2000, pp. 428
E' uscita l'edizione 1999 dei Quaderni della Scuola di Specializzazione
in Scienze Viticole ed Enologiche dell'Università di Torino.
Il volume riveste un particolare interesse perché presenta
i testi di tutti gli interventi del convegno internazionale su:
"Il Moscato alle soglie del 2000" tenutosi a Canelli
nel Novembre 1999.
A quell'incontro si è fatto il punto sullo stato delle
conoscenze in merito ai vitigni a sapore moscato, molto progredite
grazie all'apporto di strumenti scientifici fortemente innovativi.
I 22 interventi che per ragioni di tempo erano stati ridotti nella
fase convegnistica, sono riportati qui in forma completa.
Si ha quindi una approfondita e vasta panoramica che partendo
dagli aspetti storici, mostra risultati molto interessanti sulla
caratterizzazione ampelografica, sull'analisi di sinonimie, omonimie,
relazioni di parentela, ottenute ricorrendo a tecniche molto avanzate
come l'analisi del DNA microsatellite.
Troviamo poi studi sulle affinità fra i biotipi di Moscatello
di Montalcino e Moscato bianco, sulle cultivar di Moscato coltivate
in Grecia e nel Vallese, sull'identificazione del Moscatel miel
dell'Uruguay come Moscato giallo italiano, sull'incremento di
aroma fruttato e floreale nel vino Moscatello selvatico di Ruvo
di Puglia.
Interventi di grande interesse sono dedicati alla selezione clonale,
agli studi sul comportamento agronomico e produttivo di un clone
di Moscato bianco risanato dalla virosi dell'accartocciamento
fogliare, o ancora sulle differenze in relazione alla moltiplicazione
con tecniche tradizionali o per micropropagazione.
Si presentano inoltre in modo molto preciso l'importanza del portinnesto
per la dotazione terpenica, l'analisi delle componenti aromatiche,
gli effetti della nutrizione azotata, le scelte più opportune
nella gestione del suolo, la difesa del Moscato bianco dalla muffa
grigia, le prove di germinazione su semi di Moscato.
La seconda parte dei Quaderni è dedicata alle attività
svolte dalla Scuola di Specializzazione nell'anno accademico 1998-1999,
alla sintesi delle lezioni tenute sull'uso ottimale del biossido
di zolfo e sulla gestione del suolo nel vigneto.
Vengono infine i riassunti delle otto tesi di specializzazione
su diversi temi vitivinicoli.
Renata Allio,
Luigi Castellani, Vittorio Viora di Bastide
L'AGRICOLTURA PIEMONTESE
NEL XX SECOLO
Società Italiana degli Agricoltori, Pomezia, 2000, pp.
250
La Società degli Agricoltori Italiani, alla fine del
1800, realizzò un'opera per descrivere l'evoluzione dell'agricoltura
italiana nel XIX secolo. Il rapporto fu presentato in occasione
dell'Esposizione Universale di Parigi.
Oggi questa stessa Società si è impegnata ad analizzare
le profonde mutazioni avvenute in agricoltura durante il secolo
appena trascorso, nel volume "L'Italia agricola nel XX secolo".
Alcune monografie di carattere regionale corredano la pubblicazione
nazionale. In questo vasto piano editoriale si inserisce la monografia
relativa al Piemonte. La sua realizzazione è stata affidata
alla più antica e gloriosa istituzione presente sul territorio,
l'Accademia di Agricoltura di Torino, nata come Società
Agraria nel 1785.
Il libro prende inizio dalle condizioni dell'agricoltura piemontese
nella prima metà del 1900, a cura di Renata Allio. Sono
stati cinquant'anni difficili per l'economia agricola di una regione
avviata verso l'industrializzazione. I vari aspetti che influenzarono
il mondo agricolo sono attentamente descritti attraverso l'analisi
delle condizioni storiche ed economiche, con riferimenti puntuali
alle statistiche agricole e all'operato di Enti e Istituzioni
agrarie. Nella seconda metà del secolo (parte curata da
Luigi Castellani) l'agricoltura piemontese si trova confrontata
con le grandi linee della politica agraria comunitaria e nazionale.
Si quantifica il peso di agricoltura, foreste e industria alimentare
nell'economia regionale e si analizzano i vari mutamenti intercorsi
nel lavoro agricolo (dai 580.000 occupati nel settore degli anni
cinquanta agli 80.000 del 1996-1998), nelle strutture, nella produzione
lorda vendibile.
Si mostrano i risultati economici del comparto e si descrivono
le condizioni storiche in cui nascono le varie forme di organizzazioni
economiche di produttori agricoli (organizzazioni professionali,
cooperative, associazioni di produttori).
Questa parte termina con l'analisi della politica agraria attuata
dalla Regione Piemonte. La terza sezione del volume è dedicata
ad approfondimenti settoriali dell'agricoltura regionale, vista
nell'arco di tutto il secolo. Si parla dell'evoluzione dell'irrigazione
(Giovanni Tournon), dell'allevamento animale (Attilio Bosticco),
della meccanizzazione agricola (Luigi Lisa), della cerealicoltura
e della risicoltura (Antonio Finassi), della storia seguita dal
vino (Giusi Mainardi) e della realtà agricola montana (Attilio
Salsotto).
Beppe Colla
RICORDI DI VINI
Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei vini d'Alba, Alba, 1998,
pp. 78 (lire 50.000)
In questo bel libro, oltre a curiose e interessanti informazioni,
c'è molta umanità e c'è attenzione per momenti
importanti dell'enologia che sebbene non siano molto lontani,
sono ormai quasi dimenticati.
L'autore lavora nel settore enologico da tanti anni. Ha fatto
la sua prima vendemmia come enologo nel 1949. Il suo impegno in
quest'opera è quello di conservare l'importante patrimonio
della cultura locale per le generazioni future.
In particolare il quadro che offre è quello delle mitiche
colline di Langa e Roero. Nel libro si ripercorre la storia enologica
di queste zone segnata negli ultimi 50 anni da importanti e rapide
innovazioni. Lo sguardo al passato non è soltanto un momento
nostalgico, ma anche occasione di analisi e di confronto con il
presente.
La vigna e la cantina hanno subito sostanziali modifiche. Si ricorda
la fatica dello scasso esclusivamente manuale fino agli Anni Trenta,
l'impianto del vigneto con i filari stretti, larghi al massimo
per il passaggio di un bue, i pali di castagno per sostegno, intercalati
da canne e collegati da due fili di ferro.
Si racconta di quando nelle famiglie della borghesia albese si
sostenevano le persone più deboli con un uovo crudo seguito
da Barolo stravecchio, servito nel guscio come bicchiere. Si parla
anche della produzione del Barolino, un vino ottenuto dal Dolcetto
fatto percolare e lisciviare sulle vinacce torchiate e sgretolate
del Nebbiolo da Barolo. C'era anche la Barbera nebbiolata, ottenuta
per rifermentazione della Barbera con un 5-10% di uve Nebbiolo.
Si osserva quanto fosse diverso il lavoro in cantina fino alla
prima metà del secolo XX, quando ad esempio per scaricare
un camion di bottiglie occorrevano otto operai e sei-sette ore
di lavoro.
Si ripercorrono le tappe che portarono all'uso del metodo brevettato
da Charmat per i vini spumanti e all'adozione delle prime autoclavi
della capienza di 40 ettolitri. A seguito di questa produzione
si realizzò l'attività febbrile di centinaia di
persone che, avuta in prestito una macchinetta, costruivano migliaia
di gabbiette e copritappi. Ancora storia di gente è quella
che anima l'atmosfera accesa del mercato albese delle uve. Poi
si raccontano gli anni dell'esportazione verso l'America del Sud
e verso i paesi in cui era alta la presenza di emigrati italiani.
Le prime spedizioni di vino sfuso avvenivano in fusti di legno
di castagno da 200 litri con le pareti interne paraffinate.
Lo svolgersi del testo narrativo è ampiamente corredato
da significative fotografie dell'epoca.
Al termine del libro non ci sono più parole, ma immagini
eloquenti di per sé: sono le "colline ferite"
di Langa e Roero, dove l'ambiente ha subito forti violenze da
parte dell'uomo che in certi casi si è fatto autore di
costruzioni assolutamente irrispettose della natura e dell'anima
stessa del paesaggio.
AA.VV.
CONTRIBUTO DELLA
SCUOLA ITALIANA
AL PROGRESSO DELLE SCIENZE
VITIVINICOLE
Accademia Italiana della Vite e del Vino, Treviso, 2000, pp. 958
Non sempre, in campo nazionale ed internazionale, è
adeguatamente riconosciuto il peso degli studiosi italiani nel
progresso del pensiero vitivinicolo.
L'Accademia Italiana della Vite e del Vino, celebrando il 50°
anniversario dalla sua istituzione, ha voluto pubblicare un'opera
che illustri il ruolo della scuola di pensiero italiana nello
sviluppo e nella diffusione di innovazioni nel campo viticolo
ed enologico.
Gli Accademici, tutte voci molto autorevoli della scienza vitivinicola
italiana, hanno lavorato insieme per realizzare le mille fitte
pagine dei due volumi.
La prima parte è dedicata alla Viticoltura, con analisi
relative ad ampelografia, vivaismo viticolo, miglioramento genetico
delle uve da vino e da tavola, selezione clonale, portinnesti,
ecologia viticola, concimazione e irrigazione della vite, gestione
del suolo, forme di allevamento e potatura, zonazione meccanizzazione
di vendemmia e potatura.
La seconda parte riguarda gli studi di fitopatologia su virosi,
batteriosi, acari, nematologia, avversità abiotiche. L'Enologia
è il soggetto ampiamente trattato nella terza parte. L'argomento
è suddiviso in cinque temi principali, rappresentati da
composizione chimica dell'uva e del vino, tecnologie enologiche,
altri prodotti di trasformazione dell'uva, formazione professionale,
aspetti della qualità.
Vengono quindi il contributo apportato dalla Scuola italiana nel
campo della Microbiologia, in particolare dall'Università
di Perugia e di Firenze.
Si termina con una sintetica rassegna degli studi italiani di
economia e di politica vitivinicola, compiuti dall'ultimo dopoguerra
ad oggi.
Un apposito paragrafo è dedicato alla Sicilia, come regione
a grande vocazione vinicola, caratterizzata negli anni più
recenti da profondi processi di ritrutturazione, sia a livello
produttivo che di mercato.