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di Giusi Mainardi |
No, per ora non abbiamo preso accordi con la LIPU.
È solo che ci piacciono le storie, anzi per meglio dire,
le favole. Molte sono belle, rilassano, divertono, qualche volta
insegnano qualcosa. Come quella del pavone e della cornacchia
superba.
Questa cornacchia, colpita dalla bellezza delle splendide penne
del pavone, volle adornarsene. Pensava che le fosse sufficiente
rivestire quelle penne per essere proprio come quel bellissimo
uccello. Non ebbe alcun successo, anzi venne respinta e ferocemente
beccata.
È una favola di Fedro che presenta il profondo contrasto
fra l'essere e l'apparire. O meglio, fra l'essere e il fingere
di essere.
Senza addentraci in ulteriori considerazioni filosofiche, la morale
della favola è del tutto valida anche nel mondo del vino.
In particolare ci riferiamo in questo caso alla cultura del vino,
alla sua ricca, affascinante e complessa storia. Di fronte a tale
tematica si registrano molti atteggiamenti.
C'è chi non si è mai accorto che il vino ha una
vera storia e non se ne dà la minima pena. Liberissimo.
C'è chi ritiene che il vino abbia sì una storia,
ma che questa non sia veramente qualcosa di serio. Allora la parola
"storia" serve da alibi per proporre aneddoti opportunistici,
travisamenti e invenzioni.
C'è chi prende questi travisamenti per cose vere e li ritrasmette,
magari aggiustandoli un pochino per le circostanze.
C'è poi chi si accorge che il campo della storia del vino
è vasto, interessante e non troppo facile da affrontare.
Qui si aprono diverse strade.
C'è chi prende la cosa seriamente e comincia a studiare
questa storia. È faticoso. In questo caso la storia non
è più alibi, non è più travisamento
opportunistico, ma è presentazione onesta dei fatti. Cosa
significa? Significa cercare e ricercare le fonti originali, percorrere
chilometri per raggiungere un documento, investire tempo e denaro
in ricerche, instaurare collegamenti con altri campi della vita
sociale, saper ascoltare le persone, essere radiosi quando impolverati
in un vecchio archivio si trova una riga interessante.
Significa anche tenere conto del lavoro degli altri in questo
campo, ammirare i risultati da loro ottenuti, dimostrare di stimare
questo lavoro facendone un uso corretto: soprattutto considerandolo
come un aiuto, come un punto di partenza per altri approfondimenti
e per altre riflessioni, consultandolo e citandolo senza strani
sotterfugi.
Purtroppo ci sono anche le cornacchie che si rendono conto di
quanto sia oneroso studiare tutto ciò che serve a tracciare
un vera storia del vino. Allora si appropriano del lavoro degli
altri.
Queste cornacchie vogliono vestirsi da pavone. Fanno finta di
aver elaborato cose che hanno invece bellamente copiato.
A differenza della favola di Fedro, raramente queste cornacchie
boriose finiscono beccate come meriterebbero, anzi talvolta non
si vuole proprio vedere la differenza.
Noi dell'OICCE vorremmo che si potesse sempre più distinguere,
a tutto vantaggio della storia, della cultura e della tradizione
del vino.
Così nell'ambito dei nostri prossimi programmi abbiamo
previsto di promuovere e di incoraggiare gli studi originali su
viticoltura ed enologia, gli studi basati su fonti serie ed attendibili,
su autentiche ricerche.
Possono essere tesi o altri lavori di approfondimento, ciò
che si richiede è che apportino un contributo concreto,
che segnino un progresso, un aumento del patrimonio conoscitivo
nell'ambito della cultura vitivinicola. Le informazioni relative
a queste iniziative saranno presenti sulla nostra rivista, sul
nostro sito e, ci auguriamo, anche su altri giornali e altri mezzi
di comunicazione.
In guardia! maldestri rimasticamenti e precotte frasi da depliants.
In guardia! cornacchie travestite da pavoni. Chi ama davvero la
cultura del vino si batte contro di voi.