EDITORIALE
di Giusi Mainardi

Che ne direbbe Louis Pasteur?

Che direbbe il grande biologo Louis Pasteur di un vino non biologico? Rimarrebbe sicuramente perplesso.
Ma procediamo con ordine.
La sensibilità verso la tutela dell'ambiente è saggiamente un atteggiamento in via di sempre maggiore affermazione.
Come spesso accade per i fenomeni sociali di grande rilievo, anche in merito al rispetto dell'ambiente entrano in gioco facili emotività, a volte un cieco furore mistico e, fortunatamente, anche le espressioni di una illuminata razionalità.
In questo campo sono necessari molto buon senso, corret-tezza, conoscenza, perché l'ambiente non è un parolone per riempire la bocca, non è una entità astratta, non è un campo di gioco per la falsa retorica.
L'ambiente, fra mille altre implicazioni, è dove siamo, cosa respiriamo, cosa mangiamo, cosa beviamo, è qualcosa che talvolta subiamo ma che spesso modifichiamo. Su come lo modifichiamo, specialmente noi che viviamo nei paesi che più sfruttano il pianeta, ci sarebbe molto da dire.
Anche il vino si inserisce nel rapporto concreto e quotidiano con l'ambiente. A questo proposito (o sproposito), con un po' di manicheismo spiccio, si evidenzia una contrapposizione fra vino biologico e vino che tale non è. Si assiste anche a folkloristici sbandieramenti che trasmettono l'equazione: vino biologico = vino salubre.
Stabilito invece, in rispetto a Pasteur (ed Altri), che tutto il vino per sua essenza e composizione è biologico, non si chiude certo il discorso, nè si declinano responsabilità. Si comincia ad analizzare il problema portandolo su un piano corretto.
Anziché di un vino "biologico" bisogna piuttosto parlare di un vino ecocompatibile, di un vino rispettoso dell'ecosistema con cui interagisce ogni fase della filiera enologica.
La cantina è un'entità produttiva che, a rifletterci, sbalordisce per quante implicazioni ambientali coinvolge.
A monte della produzione del vino c'è tutto quanto riguarda la gestione della vigna, non solo l'uso più o meno intenso di prodotti chimici sulla vite e sull'uva, ma anche la scelta di dove piantare, di come trattare il terreno, delle pratiche di viticoltura.
Il vino implica poi per la sua produzione, il suo confezionamento, il suo imballaggio, tutta una serie di fattori che interagiscono direttamente con l'ambiente. Si pensi all'utilizzo delle macchine enologiche, all'uso dell'energia, dei trasporti, a quanto riguarda la produzione, l'uso e lo smaltimento delle bottiglie, delle etichette, dei cartoni.
Vanno poi considerati la gestione delle acque reflue, l'utilizzo dei sottoprodotti delle lavorazioni, il trattamento degli sfridi, dei rifiuti da eliminare in discarica o da recuperare.
È giusto che anche il mondo del vino debba meditare in modo preciso, oggettivo, razionale, scientifico su quanto può essere fonte di rispetto per l'ambiente e naturalmente per le persone. Il vino ecocompatibile non deve essere specchietto per le allodole, nè solo un nuovo business, nè una pura opportunità commerciale da cavalcare finché dura.
Il vino ecocompatibile è una esigenza. È importante sapere come lavorare per apportare dei significativi miglioramenti nei diversi stadi della filiera: tanti piccoli miglioramenti possono portare a grandi risultati. Lavorando per un principio onesto, senza che questo sia forzatamene antieconomico, si trasmetterà anche un messaggio di valore. Si comprerà più volentieri un vino che tratta meglio il nostro mondo e il nostro modo di vivere.
Beninteso c'è chi ci sta già lavorando. OICCE ha scelto di rivolgere a queste persone il suo quesito annuale per il 2002. Si chiede quindi a chi ha fatto esperienza, di presentare ricerche applicative e analisi tecnico-economiche rivolte allo sviluppo di una viticoltura e di una enologia ecocompatibili.
Che il vino che beviamo sia sano deve essere un fatto acquisito e scontato. Anche se non ha vicino alcun aggettivo tranquillizzante. Altrettanto certo è il fatto che si possa migliorare l'impatto ambientale.
Come le innumerevoli altre attività umane, l'enologia non può dire: "Non mi riguarda, non tocca a me". Il mondo ha un assoluto bisogno di rispetto, è bene capirlo, prima che sia veramente troppo tardi.