di Moreno Soster |
Credo che ogni azienda sia consapevole dell'importanza di possedere
la conoscenza per svolgere correttamente la propria attività
e raggiungere gli obbiettivi molteplici che si pone (di produzione,
di mercato, di qualità, ecc.) ottenendone un adeguato tornaconto.
Se il fattore conoscenza è essenziale per qualunque percorso
economico, vediamo come l'impresa può acquisire quella
di cui ha bisogno.
Le vie possono essere diverse:
- l'endogena, cioè creare conoscenza in azienda attraverso
un'analisi dei bisogni, ipotizzando teoricamente alcune soluzioni,
verificandole sperimentalmente e infine adattandole alla realtà
operativa; si tratta di un percorso lungo e costoso che tuttavia
consente di giungere a "nuove conoscenze" specifiche
per le attese aziendali;
- l'esogena, nel senso di adattare alcune conoscenze maturate
altrove per soddisfare un bisogno conoscitivo aziendale; in questo
caso la soluzione è più rapida, disponibile ad un
costo più contenuto ma è pur sempre un adattamento
che soddisfa parzialmente le attese.
Evidentemente le imprese di maggiori dimensioni propendono, e
a volte è una vera e propria necessità, per creare
conoscenza endogena che sarà tradotta in aumento di valore
aggiunto del prodotto o in una crescita di competitività.
Le piccole e medie imprese, che rappresentano una realtà
consistente e dinamica del comparto vitivinicolo e del suo indotto,
hanno delle oggettive difficoltà ad avviare percorsi di
creazione interna della conoscenza. Esiste, per il vero, un processo
conoscitivo endogeno abbastanza semplice e largamente diffuso
che è l'acquisizione d'informazione mediante errore: faccio,
sbaglio, la volta successiva farò diversamente. Tradurre
un errore in crescita di conoscenza è senza dubbio espressione
di sensibilità e di lungimiranza, ma è chiaro che
non è sostenibile per un'azienda commettere troppi errori.
Spesso la conoscenza è ricercata all'esterno, chiedendo
a consulenti esperti di fornire un servizio o un bene che includa
quelle informazioni di cui l'azienda ha bisogno. Il costo sarà
direttamente proporzionale all'adattamento del bene/servizio alle
esigenze del committente. In questa fase si evidenziano due tipi
di problemi: occorre esprimere con chiarezza le reali necessità
informative aziendali e bisogna quantificare il limite di spesa
che s'intende sostenere per l'acquisto di conoscenza
(i costi nel campo della ricerca e del trasferimento d'innovazione
possono crescere all'infinito).
Se torniamo all'affermazione di partenza che "la conoscenza
è fattore indispensabile di crescita dell'impresa",
ci rendiamo conto di quanto sia importante avere ben chiari i
bisogni aziendali e le congrue remunerazioni di questo fattore.
Troppo spesso, invece, questi aspetti sono affrontati in maniera
superficiale, magari sotto la pressione del tempo o di una situazione
contingente. In più, ogni azienda ha le proprie logiche
(organizzative, decisionali, economiche, ecc.) e tende ad isolarsi
su questi temi che coinvolgono profondamente le attitudini dell'imprenditore
(ci sono gli innovatori-anticipatori come esistono i conservatori).
OICCE è nata per consentire alle aziende di confrontarsi
e di
trovare insieme alcune soluzioni a questi aspetti della loro attività.
Il Comitato tecnico-scientifico, ora allargato alla partecipazione
dei soci collettivi, dovrebbe essere la sede idonea per un dibattito
da cui fare emergere i bisogni conoscitivi degli associati, ma
anche il luogo in cui riflettere sul come giungere alla manifestazione
di un determinato bisogno.
Allo stesso modo i Gruppi di Lavoro rappresentano dei veri e propri
laboratori in cui, definito un obbiettivo di conoscenza da raggiungere,
si cercano insieme le possibili soluzioni.
Vorrei sottolineare che lavorare insieme nell'ambito di questi
organi dell'associazione richiede disponibilità e un inevitabile
sforzo di mediazione ma genera proposte di più ampio respiro,
con economie di scala rilevanti, e soprattutto pone le basi culturali
ad una visione economica e dell'imprenditorialità non più
strettamente aziendale ma in un'ottica di sistema o di territorio
produttivo. E questa è una strada importante per affrontare
le sfide del villaggio globale.
OICCE si impegna a far crescere questa sensibilità nel
settore vitivinicolo italiano e nel suo indotto, ma lo potrà
fare bene solo se la base associativa sarà disposta a collaborare
attivamente nel raggiungimento di questi obbiettivi.