BIBLIOTECA OICCE


Mario Brandaglia
IL VITIGNO
ANSONICA
Provincia di Grosseto 2001, pp 175
Distribuzione gratuita

L'Ansonica è un vitigno a bacca bianca, coltivato da lungo tempo in Toscana, nelle zone costiere ed insulari.
Attualmente la sua diffusione nella regione si registra nelle province di Livorno e soprattutto di Grosseto. Nel livornese sono interessati tutti i comuni dell'isola d'Elba ed i comuni di Suvereto, Campiglia, Piombino. Nel Grossetano si trova nei comuni di Manciano, Capalbio, Pitigliano, Orbetello, Argentario e Isola del Giglio. Il vitigno è conosciuto con vari sinonimi: fra i più comuni Inzolia e Insolia di Palermo, Anzonaca all'Argentario, Ansonaca al Giglio. In Sicilia rappresenta la terza cultivar come superficie coltivata, principalmente nelle province di Agrigento, Trapani, Palermo, Caltanissetta.
Questo bel libro di Mario Brandaglia è dedicato in particolare all'Ansonica e alla realtà storica dell'Isola del Giglio. A partire dal 1800, molti documenti parlano di questa varietà coltivata al Giglio, anche se allo stato attuale delle ricerche non si può stabilire con sicurezza la sua provenienza e l'epoca della sua prima diffusione sul territorio isolano. Nei primi anni del 1900, oltre ad essere coltivata per la tavola e per il vino, al Giglio si produceva anche una "Ansonica passola", da vino dolce, liquoroso.
Il libro è molto interessante per l'approfondita trattazione che nel trascorrere dei secoli vede intrecciati gli avvenimenti della storia gigliese con l'evoluzione della viticoltura isolana. Si analizza la realtà del Giglio dall'antichità fino alla situazione odierna che vede una forte riduzione della superficie vitata e una progressiva scomparsa dei viticoltori.
Da segnalare l'ampio capitolo dedicato alla descrizione delle diverse tipologie dei palmenti, le vasche di pietra utilizzate in passato per la pigiatura ed ancora presenti in molti appezzamenti, a volte quasi sommerse dalla vegetazione.
Un ricco repertorio di immagini conduce il lettore direttamente a contatto con quanto evocato dai testi: troviamo i reperti di antichi relitti navali dai quali lo stesso Autore ha riportato in superficie anfore vinarie, si presentano i volti scavati dei viticoltori, le tradizionali strutture di supporto con canne incrociate, la zappatura "a cavalloni", i muretti a secco dei terrazzamenti, le vendemmie del primo Novecento, i muli con i tipici cesti, le barche che traportavano l'uva sulla terra ferma, le belle ragazze alle feste dell'uva degli anni 1950, oltre a tante altre fotografie d'epoca e rappresentazioni della realtà gigliese contemporanea.
Come scrive nell'introduzione Alessandro Pacciani, assessore all'Agricoltura della Provincia di Grosseto, questo libro nasce da due passioni dell'Autore: da una parte l'isola del Giglio, dall'altra la profonda conoscenza della viticoltura "di frontiera" praticata da secoli nelle piccole isole.
In effetti si tratta di un testo molto serio per la presentazione costante di fonti originali che supportano ogni affermazione e ogni ipotesi. È notevole l'apparato di note e di documenti archivistici che fanno di questo libro un efficace strumento di informazione.

Maurizio Rosso; Chris Meier
BAROLO:
PERSONAGGI E MITO
Omega Arte, Torino, 2000, pp. 288

Gli Autori sono un giornalista albese, che ha già al suo attivo altre pubblicazioni sulla cultura piemontese ed è figlio di un noto produttore di Barolo, ed un fotografo di Stoccarda, specializzato in gastronomia, amante dei viaggi, che lavora per agenzie di pubblicità, riviste e case editrici. Il primo è stato educato dal padre a vedere il colore del Barolo vecchio in quello dei mattoni del Duomo di Alba al crepuscolo; l'altro è assertore di un'immagine che vede nel Barolo un vino dinamico, che si evolve, che conquista nuovi mercati e ingaggia una competizione con i più grandi rossi del mondo. Da questi due punti di vista, non opposti, ma complementari, prende le mosse il libro. La prefazione è di Luigi Veronelli.
È un libro di grande formato, con una veste grafica elegante ed un apparato iconografico molto suggestivo. Ma il volume non ha raggiunto solo un felice risultato estetico, anche il contenuto è di valore. Dopo una precisa analisi storica, gli Autori hanno voluto indagare sull'identità degli uomini e delle donne che lavorano dietro questo vino. "Osserva i loro volti e ascolta le loro parole, poi capirai il vino" sostiene Maurizio Rosso. Così, con registratore e macchina fotografica, gli Autori hanno incontrato i protagonisti del Barolo per capire quali concetti, quali ambizioni li muovono e quali obbiettivi si pongono. Fra i 200 attuali produttori, gli autori hanno scelto di presentare 35 grandi nomi, simboli del Barolo e del suo territorio. I grandi ritratti in bianco e nero rendono più diretta la loro testimonianza. Questo è il nucleo del volume. Altri aspetti trattati sono la zona di produzione, le 166 sottozone geografiche, le etichette, il vocabolario del Barolo in vigna, in cantina e in degustazione, gli aspetti legislativi. Non mancano i consigli per un corretto servizio di questo vino, per il suo uso in cucina con i piatti importanti o con dolci di fine pasticceria.
Per gli amanti di stelle e di annate viene presentata la valutazione di Renato Ratti dal 1868 al 1992, classificazione completata fino al 1999.

Albino Morando
VIGNA NUOVA
Materiali e tecniche
per l'impianto del vigneto
Edizioni Vit. En., Calosso d'Asti, 2001
pp 207 - Lire 65.000

Il nome dell'Autore è una garanzia di serietà e di competenza.
Laureato in Scienze Agrarie, professore per diversi anni presso la Scuola Enologica di Alba, attualmente docente alla Scuola di Specializzazione in Viticoltura ed Enologia e al Diploma Universita-rio dell'Università di Torino, libero professionista e viticoltore, Albino Morando, già autore di articoli e libri a tema vitivinicolo, presenta ora questa sua opera dedicata a chi si appresta ad impiantare un vigneto.
Naturalmente chi progetta di realizzare una nuova vigna ha già in mente, in linea di massima, le operazioni che dovrà seguire. Questo volume si pone come strumento per risolvere i dubbi sulle scelte da operare di fronte alle disparate soluzioni che offre il mercato del settore viticolo. I quattordici capitoli del volume analizzano tutte le fasi di un impianto: si parte dalle motivazioni della scelta dell'ambiente e del terreno e dagli adempimenti burocratici e legali che si devono seguire, fino a giungere alla messa a dimora delle barbatelle e alle prime cure del nuovo impianto. Un'ampia trattazione è riservata agli interventi di preparazione del terreno (livellamento, sistemazioni, drenaggi e fognature, scasso) e concimazione d'impianto, alle problematiche della scelta del vitigno e del portinnesto, con una carrellata sulla tecnica vivaistica. Sono poi descritti, suddivisi per materiale (legno, cemento, acciaio, materie plastiche), i diversi sostegni principali e minori, verticali e orizzontali, con informazioni relative a produzione, caratteristiche ed attitudini, durata e persistenza. Si esaminano anche i diversi accessori che coadiuvano la messa in opera dei sistemi. Non si tralascia, inoltre, il discorso sulle misure del vigneto, delle distanze tra i filari, tra le viti, tra i pali, con un accenno alle forme di allevamento. Il testo è supportato da una cospicua documentazione fotografica (oltre 700 foto, la maggior parte originali dell'Autore), che vuole mostrare dal vivo gli argomenti trattati e rendere più piacevole la lettura.

Alkonyi Laszlo
TOKAJ
A Szabadsag Bora
The Wine of Freedom
Spread Bt. (Borbarat), 2000, pp 239
11700 Ft

Dalla nascita dell'astro del Tokaj nel 1600 legata, secondo la leggenda, al pastore Szepsi Laczko Maté, all'attuale denominazione ripartita fra 27 comuni, si presentano le tappe storiche e le tecniche di produzione che portano alla produzione del più celebre vino ungherese.
Ma non solo: nel libro si descrivono collocazione geografica, tipologia e composizione dei terreni, storia e retaggio dei secoli, caratteristiche della regione, tradizioni e confronto fra le diverse culture della gente stanziata nella Tokaj Hegyalja. A conferma della fama di questo grande vino si riportano gli apprezzamenti di teste coronate come il Re Sole che secondo la tradizione coniò il celebre aforisma "È il re dei vini ed è il vino dei re", lo zar Pietro il Grande, l'imperatrice russa Elisabetta, ma anche di importanti artisti come Beethoven, Liszt, Schubert.
L'Autore traccia inoltre un panorama delle varietà viticole presenti nella zona. Dopo la fillossera i principali vitigni rimasti sono Furmint e Harslevelu seguiti da Sarga Muskoktaly (Moscato giallo). Ha buone prospettive di affermazione lo Zeta (detto anche Oremus), un incrocio fra Bouvier e Furmint creato nel 1951 e autorizzato nel 1990.
Nel libro sono spiegate le fasi che portano alla produzione di questo vino, l'importanza del ruolo della Botrytis Cinerea, la rivoluzione tecnologica avvenuta in cantina, gli abbinamenti gastronomici, la descrizione delle principali proprietà viticole della regione, alcune rilevate da capitali stranieri, altre appartenenti a famiglie ungheresi.
Oltre ad essere una interessantissima fonte di informazioni, il libro è invitante per la sua presentazione grafica elegante ed accurata.
Il testo realizzato affiancando Ungherese ed Inglese, non appesantisce affatto la lettura, che è resa ancora più piacevole dall'inserimento di fotografie di grande bellezza.