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di Anna Schneider |
Esistono ambienti viticoli, in Italia come in Europa, che uniscono
all'estrema difficoltà tecnico-colturale, un valore storico
e paesaggistico di altissima portata.
Mi riferisco ai vigneti che si arrampicano su pendii scoscesi,
nella maggior parte dei casi modellati da ciglioni e terrazze,
spesso sospesi sul mare, fiumi e vallate, a quei poderi ancora
vitati che perdurano in piccole isole battute dal vento. Qui l'isolamento,
la forte pendenza, la magrezza dei suoli, la scarsità d'acqua,
le difficoltà di accesso e di meccanizzazione, la polverizzazione
delle superfici aziendali, un clima spesso inclemente e non di
rado tutti questi fattori insieme rendono la coltura della vite
tanto difficile da definire eroica l'attività dei vignaioli.
Nell'arco di secoli essa ha modellato l'ambiente con la costruzione
di muretti di recinzione o di contenimento, di terrazzi e ripiani,
viottoli e scalini, fossi e scoli, creando paesaggi dall'eccezionale
valore estetico, storico e culturale.
Le piccole terrazze a vite delle Cinque Terre sospese sul mare,
i vigneti scoscesi dell'isola d'Ischia e del Giglio, gli impervi
appezzamenti della Valtellina o della Valle di Susa, i lunghi
ciglioni dell'Alto Douro, le brevi terrazze della Ribeira Sacra
in Galizia sono tutti paesaggi che suscitano emozioni. Ma in molti
di essi la viticoltura offre scarsissime se non nulle soddisfazioni
economiche: l'abbandono e l'incuria hanno già segnato profondamente
le posizioni più difficili e minacciano gravemente la sopravvivenza
delle altre.
Organismi pubblici e privati hanno preso vita o hanno cominciato
a focalizzare la loro attenzione sul tema della salvaguardia di
tali "patrimoni viticoli eccezionali": ricordiamo l'attività
del CERVIM (Centro di Ricerche e Studi per la Viticoltura di Montagna),
la nascita di un comitato per la viticoltura delle (piccole) isole
europee, cui si affiancano amministrazioni e associazioni locali.
È stato redatto un manifesto in difesa della viticoltura
eroica e una risoluzione presentata all'OIV si ispira ai medesimi
principi. Alcuni siti sono stati riconosciuti dall'UNESCO patrimonio
dell'umanità ed altri sono candidati a diventarlo. Tuttavia,
è innegabile che gli interventi più efficaci saranno
quelli in grado di portare ad un soddisfacente livello di redditività
l'attività viti-enologica.
Due ragioni sulle tendenze dell'eno-consumo accendono qualche
speranza sullo sviluppo economico di queste viticolture: da un
lato il consumatore di vino appare un utente sempre più
informato e raffinato, incuriosito da quei vini di qualità,
tipici e originali anche se poco noti, che terroirs altamente
vocati e la riproposta di vitigni autoctoni possono offrire.
Dall'altro, grande vivacità, se non un vero e proprio boom,
ha dimostrato nell'ultimo anno il turismo del vino che sembra
coinvolgere sempre più i giovani. A questi paesaggi eccezionali
può essere affiancata un'offerta turistica mirata purché
"eco-compatibile", cioè non invasiva, ma rispettosa
dell'ambiente e del suo incomparabile valore.
Chissà se i drammatici fatti innescatisi con l'improvvisa
distruzione delle Torri gemelle di NY, che hanno drasticamente
ridimensionato non soltanto nel Nuovo Continente l'acquisto di
beni (tra cui il vino di qualità) e servizi (viaggi e turismo
intercontinentali), non porteranno ad incrementare ulteriormente
un turismo locale dai connotati enoici o eno-gastronomici, attratto
da ambienti naturali o rurali d'eccezione?
La bellezza della natura, l'amore per la terra e la difesa delle
proprie radici come ragioni di conforto, nel senso d'insicurezza
e precarietà che si è impadronito di ciascuno di
noi.