di Moreno Soster |
Nel calice, laggiù in fondo, compaiono dal nulla e si
sviluppano in lunghe collane di perle leggere. Con percorsi veloci
e rettilinei, o in lente volute, attraversano il nostro vino per
giungere in superficie esplodendo di quella gaia effervescenza
che solletica il naso quando inizia il brindisi. Chiuderemo questo
primo triennio di attività OICCE parlando di bollicine.
Lo faremo in occasione del convegno primaverile dedicato all'uso
dell'anidride carbonica in enologia che sarà, come da tradizione,
abbinato all'assemblea annuale dei soci.
E mi piace ripensare l'attività condotta da OICCE in questo
periodo come il perlage di un vino che introduce un convivio importante
o lo conclude con brio. Anche le idee, che sono la materia prima
su cui lavora l'Associazione, sembrano comparire dal nulla ma
poi, con il lavoro e l'impegno, si trasformano in proposte concrete
che giungono ai soci per stimolare altre idee e sviluppare la
voglia di operare insieme.
Si sa che del perlage si apprezzano la finezza e la persistenza
delle bollicine. E così OICCE ha cercato, nel suo piccolo,
di affinare le proprie iniziative. Cito l'esempio di Oicce Times
che da newspaper interno è diventato uno speciale multilingue
ad ampia tiratura in occasione dell'ultimo SIMEI. Oppure l'offerta
variegata di incontri tecnici e di formazione sui molteplici aspetti
che coinvolgono l'attività enologica vista nella sua poliedrica
complessità: la normativa, i controlli, gli aspetti contabili
e di marketing., ecc.
Si è trattato di un lavoro di organizzazione che ci ha
consentito di alimentare con costanza l'interprofessionalità,
coinvolgendo nelle nostre iniziative aziende locali ed esperti
internazionali, tecnici e ricercatori, imprese private e pubblica
amministrazione, e tanti altri che hanno condiviso con noi l'emozione
di proporre insieme qualcosa di nuovo.
Abbiamo perseguito con intensità anche il recupero della
matrice conoscitiva più tradizionale e locale della vite
e del vino facendo una proposta spumeggiante: l'istituzione di
un fondo OICCE di ben 52.000 euro destinati alla promozione di
lavori originali sulla tradizione e sulla cultura vitivinicola
locale. Tutto questo è stato possibile con un'organizzazione
interna estremamente leggera che ha visto moltiplicare le richieste
di attività e gli impegni. Un riconoscimento delle realizzazioni
OICCE che conferma la bontà dell'intuizione associativa
iniziale di favorire la circolazione delle informazioni e di rendere
espliciti alcuni bisogni latenti delle imprese. Tuttavia occorre
coniugare il volume dell'attività con una gestione oculata
delle risorse umane e finanziarie disponibili, con l'obbiettivo
di assicurare una costante qualità del servizio reso. In
futuro io credo che OICCE dovrà adottare idonee soluzioni
che, nella leggerezza dell'impianto organizzativo, consentano
di fare fronte alle crescenti richieste dei soci. Declinando comunque
l'azione associativa nei tempi del "no profit" e dell'azione
conoscitiva e culturale.
In questo triennio gli appuntamenti OICCE si sono sviluppati come
un leggero filo di bollicine che ha pervaso un poco il mondo del
vino, per offrire un tocco di effervescenza, segnare piccoli percorsi
conoscitivi affascinanti talvolta lineari talvolta in volute eleganti,
per rendere vivace la comunicazione sull'enologia e le sue molteplici
interpretazioni.
È stata soprattutto l'occasione per incontrare persone,
farle dialogare, proporre nuovi modi di osservare e di progettare,
generare piacevoli stimoli ad una maturazione collettiva dei pensieri
e delle azioni.
E ricreare, nel mondo del vino, la magia di un delicato perlage.