di Moreno Soster |
Sei mesi a disegnare, cancellare, colorare e ritagliare idee
e progetti; sei mesi a fare incontri, corsi di formazione, convegni
e libri. Così siamo entrati nel sesto anno di vita di OICCE,
con un ritmo lento ma costante, con molti sogni avverati e ancora
tante attività da realizzare.
Mi chiedo spesso come sia possibile che tutto ciò continui
ad accadere, come possa un'associazione che si basa su molto lavoro
volontario mantenere una gestione economica ed efficiente, come
possa la fantasia coniugarsi con la precisione e la leggerezza
delle idee e con la concretezza dei fatti.
Effettivamente la forza anomala di OICCE consiste proprio nell'avere
voluto proporre e perseguire un modello organizzativo che si basa
sullo scambio di informazioni, sul lavoro di insieme, sulla necessità
di conoscersi per riconoscere ad ognuno il proprio ruolo in un
contesto di lavoro più ampio, articolato, interprofessionale.
Certo, ci sono persone che danno molto a questo progetto, ma è
normale che nella propria diversità ognuno di noi apporti
quello che è capace o che è in grado di dare in
quella situazione e in quel momento. D'altra parte non tutto quello
che si era progettato ha potuto sempre essere sviluppato completamente.
Il fatto importante è la persistente chiarezza della filosofia
di fondo di OICCE volta alla ricerca e alla conoscenza del nuovo
attraverso nuovi modi di operare insieme. "Ci vuole un villaggio
per fare un bambino" è un proverbio africano che,
nella sua disarmante semplicità, esprime al meglio questa
necessità di fare sistema per raggiungere obbiettivi innovativi.
E siccome il villaggio si costruisce poco a poco, noi di OICCE
siamo andati in Belgio per condividere con gli amici fiamminghi
i profumi, i sapori e la storia del Barbera d'Asti e del Barbera
d'Alba. Un progetto nato nell'ambito del Canellitaly 2002, al
quale OICCE ha collaborato attivamente, che ci ha offerto questa
possibilità di organizzare un incontro con la Vlaamse Wijngilde
(Guida fiamminga del vino) per fare conoscere in Belgio alcuni
prodotti del Piemonte vitivinicolo. È uno scenario del
tutto nuovo, perfettamente coerente con le finalità associative,
che ci ha permesso di avvicinare produttori italiani a degustatori
belgi in una azione che è prima di tutto di scambio umano
e conoscitivo ma che abbozza anche possibili sentieri tra areali
produttivi e mercati di consumo.
Allo stesso modo, nel mese di aprile, abbiamo organizzato l'Assemblea
annuale in Toscana per potere condividere con i soci una nuova
esperienza che offra nuovi spazi e nuove opportunità al
futuro dell'associazione. Per OICCE è un'occasione preziosa
per fare conoscere finalità e realizzazioni del proprio
lavoro che potranno essere colte dagli amici toscani per partecipare
ancora più attivamente all'associazione, o per suggerire
iniziative maggiormente legate alla storia ed alla realtà
della viticoltura e dell'enologia toscana.
Ci auguriamo che queste prime uscite dal Piemonte possano stimolare
un dibattito interno all'Associazione per ridisegnarne alcune
linee di sviluppo e al tempo stesso possano dare ad OICCE un'immagine
esterna ed una prospettiva operativa di più ampio respiro.
Sempre però concretamente basata sul lavoro volontario
dei soci a supporto di una pluralità di interessi. Sono
fili di una trama di esperienze che ci arricchiscono tutti e che
fanno crescere, a poco a poco, il mondo della vite e del vino.