CORSI, CONVEGNI E INCONTRI


Federico Martinotti
e la nuova Enologia del 1900

Proporre all’attenzione del mondo moderno i momenti storici e le figure importanti che hanno contribuito a fare grande l’enologia italiana, è uno degli obbiettivi sostenuti dal Fondo per la Cultura Enologica istituito da OICCE.
In quest’ottica OICCE ha organizzato in collaborazione con l’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Alessandria un nuovo convegno storico dedicato all’enologia piemontese di fine 1800 e dei primi decenni del 1900. Il prof. Federico Martinotti con la sua attività scientifica ha segnato profondamente questa storia. Il celebre Direttore della Reale Stazione Enologica di Asti, a ottant’anni dalla sua scomparsa, è stato quindi il punto di riferimento per diverse riflessioni sul periodo in cui egli fu attivo.
Il convegno si è svolto al teatro di Casale (AL), Martinotti era infatti nato proprio vicino a questa cittadina, nel piccolo paese di Villanova Monferrato. Dopo i saluti del sindaco di Casale, di Andrea Desana (Presidente Circolo Culturale Ottavi) e l’ampia introduzione del prof. Giuseppe Nervo (Assessore Agricoltura Prov. di Alessandria), si sono aperti i lavori con l’intervento di Giusi Mainardi sulla vita e sull’opera di Martinotti.
Appena laureato in Chimica e Farmacia all’Università di Torino Martinotti diventò prima assistente poi vicedirettore della Reale Stazione Agraria di Torino. Nel 1901 vinse il concorso di direttore della Reale Stazione Enologica di Asti, (oggi Istituto Sperimentale per l’Enologia) e mantenne questa carica fino alla morte, avvenuta il 2 luglio del 1924, quando aveva solo 64 anni.
La costruzione di basi scientifiche su cui fondare la nuova enologia fu lo scopo principale della sua attività nel settore enologico. Si impegnò nella formazione dei viticoltori, studiò tecniche e strumentazioni di cantina, rivestì importanti incarichi istituzionali
Fra il 1891 e il 1893 pubblicò diversi articoli sui vini spumanti e sulla fabbricazione del Moscato spumante. Nel 1895 studiò un apparecchio per la produzione di spumanti in autoclave, per avere una lavorazione più rapida e meno costosa del sistema definito “méthode champenoise”. Questo apparecchio alla rifermentazione in bottiglia sostituiva la rifermentazione in grandi recipienti, antesignani delle moderne autoclavi.
Martinotti progettò e seguì i lavori per la realizzazione della nuova sede della Reale Stazione Enologica di Asti. Il contributo di Mario Ubigli (ISE - Asti), ha ripercorso con la collaborazione di Daniela Borsa (ricercatrice presso l’ISE) alcune fasi importanti che caratterizzarono l’attività della Regia Stazione Sperimentale Enologica di Asti.
Questa venne istituita con decreto di Vittorio Emanuele II° su proposta del Ministro dell’Agricoltura Stefano Castagnola il 18 gennaio 1872. Suoi compiti istituzionali erano: l’analisi dell’uva nei diversi periodi della maturazione e le ricerche sulle malattie dalle quali può trovarsi affetta; le ricerche chimiche e microscopiche sui fenomeni della fermentazione; l’analisi del mosto e del vino nei suoi rapporti di composizione, di falsificazione e di malattia; l’analisi chimica della vite e le ricerche sulle malattie che la colpiscono; l’analisi della natura fisica e chimica del suolo destinato alla coltivazione delle viti, e le ricerche intorno ai concimi più adatti alle varie specie, alle varie posizioni ed ai vari luoghi delle medesime; le ricerche sui migliori sistemi di fabbricazione e di conservazione del vino, e l’esame delle macchine, degli strumenti e degli arnesi a tale uopo destinati; la diffusione mediante scritti, dei risultati delle fatte esperienze.
La viticoltura europea di fine ’800 fu caratterizzata dalla terza avversità biotica proveniente dal nuovo mondo: la Peronospora. Un intervento realizzato in collaborazione da Giuliana Gay Eynard (Fondazione Dalmasso) e Marco Bovio (Dip.to Colture Arboree Università di Torino) ha presentato una approfondita analisi della diffusione dell’infezione peronosporica, delle sue caratteristiche, della ricerca dei rimedi di difesa. (In due precedenti convegni storici di OICCE Giuliana Eynard aveva già ampiamente parlato di oidio e fillossera). L’infezione peronosporica cominciò a manifestarsi in Italia a partire dal 1879. L’anno prima fu segnalata per la prima volta in Francia e a partire dal 1880 si moltiplicarono le segnalazioni in Spagna, Alsazia, Germania, Svizzera, Austria toccando anche la Grecia e l’Algeria per estendersi quasi subito a tutti i paesi viticoli affacciati sul Mediterraneo. L’individuazione dell’agente patogeno fu tempestiva. Si individuarono anche determinate condizioni atmosferiche, di terreno e di coltivazione come fattori favorevoli al propagarsi del parassita. Tutte le viti europee erano più o meno attaccate. In Piemonte il Freisa si segnalava fra i vitigni più resistenti, fra i più sensibili Barbera e Nebbiolo. La poltiglia bordolese si affermò e rimase il rimedio antiperonosporico principe sino alla comparsa degli ossicloruri di rame e poi degli acuprici nella seconda metà del XX secolo.
Negli studi sulla lotta alla peronospora ebbero un ruolo importante alcuni soci della storica Accademia di Agricoltura di Torino, fondata nel 1785. Il contributo di Silvano Scannerini, attuale presidente di questa Accademia, ha rilevato quanto fu intensa l’attività accademica al passaggio tra XIX e XX, secolo, quando ebbe a cimentarsi con una crisi che avrebbe segnato una svolta per la viticoltura piemontese, e non solo per questa.
Alla comparsa dell’Oidum Tuckeri, l’Accademia, anche su sollecitazione di un suo illustre socio, il conte Camillo Benso di Cavour si dedicò allo studio dei rimedi. Fu proprio grazie al famoso chimico, Accademico di Agricoltura e delle Scienze, Ascanio Sobrero che venne dimostrato in forma definitiva nel 1872 il meccanismo con cui “il solfo” blocca il microscopico fungo parassita.
Anche al diffondersi della Peronospora, scientificamente denominata Plasmopara viticola l’attività accademica fu tempestiva e si caratterizzò per l’opera del socio Professor Assandro, autore di uno studio considerato una pietra miliare su questo soggetto poiché impostava il problema della lotta alla peronospora in pratica e su basi scientifiche rigorose.
Tra il 1915 e il 1924 l’Accademia istituì numerose stazioni antiperonosporiche e ne seguì l’attività, introducendo utili innovazioni nelle formulazioni dei composti cuprici. Pure nella sfida alla fillossera l’Accademia torinese fu protagonista ed i suoi contributi alla difesa antifillosserica furono anche contributi di ampelografia e biologia delle singole varietà colturali di viti in produzione.
In quegli anni si faceva sempre più viva l’esigenza di informazione. L’economista e pubblicista Carlo Beltrame, ha rilevato l’importanza del ruolo rivestito da Casale come faro della diffusione della cultura enologica fra 1800 e 1900, con riferimento particolare alla celebre famiglia degli Ottavi e alla loro importantissima attività editoriale nel settore vitivinicolo, fra cui si segnalano “Il Coltivatore”, lo storico giornale agrario, il “Giornale vinicolo italiano”, il primo settimanale nazionale di Viticoltura ed Enologia e la preziosa collana della Biblioteca di Agricoltura.
Infine l’intervento di Pierstefano Berta (direttore OICCE), ha percorso le tappe storiche che hanno condotto alla produzione dello spumante piemontese. La relazione è partita dalle prime affermazioni settecentesche della moda delle bollicine in Inghilterra e in Francia. Sono stati poi toccati gli aspetti sociali ed economici che hanno portato al successo di questa particolare tipologia di vino. Una parte importante è stata dedicata all’evoluzione delle tecniche di spumantizzazione. A questo proposito è stato illustrato nel dettaglio l’apparecchio ideato dal prof. Federico Martinotti per la rifermentazione in grandi recipienti, al quale fecero seguito le autoclavi di Charmat.
Sono in preparazione gli Atti di questo convegno, insieme a quelli relativi ai primi due convegni storici di OICCE dedicati a “Viticoltura ed Enologia del Piemonte nel periodo risorgimentale” e alla “Enologia piemontese nella prima metà del 1800”.

Il libro OICCE su Staglieno
all’inaugurazione dell’Università di Pollenzo

Fra il 30 aprile e il 9 maggio si sono aperte le porte della storica “Agenzia di Pollenzo” (Bra - CN), la tenuta reale che Carlo Alberto di Savoia, a metà del 1800 volle creare come “tenuta modello” e campo di sperimentazione delle più moderne conoscenze agrarie. Dopo gli anni di gloria, gli imponenti edifici dell’Agenzia furono abbandonati e conobbero anni di trascuratezza e rovina. È stato un altro Carlo, (ci deve essere evidentemente sempre un Carlo nei destini di questa tenuta) a risollevarne le sorti. Il nuovo Carlo è Carlo Petrini, presidente di Arcigola Slow Food. È stato lui ad individuare questa antica tenuta come possibile prestigiosa sede di una importante e innovativa Università di Scienze Gastronomiche. L’hanno sostenuto nella realizzazione di questa non facile impresa le Regioni Piemonte ed Emilia Romagna.
Dopo anni di restauro accurato la corte, il parco, i porticati, le cantine hanno assunto nuovamente un aspetto attraente, inconfondibile.
La nuova Università intende promuovere una nuova cultura dell’alimentazione. Un triennio di base e due bienni di specializzazione formeranno i laureati in Scienze della Comunicazione alimentare e gastronomica e in Gestione delle imprese di produzione e distribuzione degli alimenti. Il 4 ottobre 2004 inizieranno i corsi per 60 studenti provenienti da diverse nazioni.
L’Agenzia di Pollenzo, oltre all’Università ospita anche l’Albergo dell’Agenzia, il ristorante Guido e la Banca del Vino dove saranno stoccati i vini di prestigiose firme dell’enologia nazionale.
L’inaugurazione della nuova struttura ha visto susseguirsi una serie di importanti incontri di cultura enogastronomica. Una serata è stata dedicata a Paolo Francesco Staglieno, l’enologo di Carlo Alberto che proprio in questa tenuta segnò pagine essenziali della storia enologica piemontese. Sono stati chiamati a parlarne Giusi Mainardi e Pierstefano Berta, che per la collana OICCE di Storia dell’Enologia (Ed. Dell’Orso) hanno curato la ristampa della “Istruzione su come fare e conservare i vini in Piemonte”, l’opera di Staglieno pubblicata nel 1835 e che riscosse immediatamente grande considerazione e successo.


Convegno internazionale OICCE a Piacenza
Ambiente, Igiene e Sicurezza alimentare in enologia sono stati gli aspetti analizzati dal convegno OICCE che si è svolto all’Università Cattolica di Piacenza, venerdì 23 aprile. Alcuni dei temi trattati sono stati l’Ocratossina A, i rischi di presenza di ammine biogene e i problemi che possono far nascere nel commercio internazionale del vino, le contaminazioni da Brettanomyces, la depurazione delle acque di cantina, il piombo nel vino, il tenore di anidride solforosa, i punti da controllare in cantina per verificare i consumi energetici, la riduzione dell’impatto ambientale, l’esperienza pratica della certificazione ISO-14001, le nuove regole sull’uso di vernici e farine fossili.
Dopo il benvenuto del prof. Gianfranco Piva, Preside della Facoltà di Agraria, e l’introduzione di Moreno Soster, Presidente OICCE, sono iniziati i lavori. Pierstefano Berta, Direttore OICCE ha svolto la funzione di moderatore.
Per la sezione IGIENE sono intervenuti Paolo Beretta (Air Liquide Italia Service ) con “L’Ozono in Enologia”; Maria Daria Fumi, Marco Dante De Faveri (Istituto di Enologia e Ingegneria Alimentare, Università S. C. – Piacenza) con “Idoneità all’utilizzo in cantina di materiali vernicianti”; Michelle Montague, Marco Frigo (Outokumpu) con “La rugosità superficiale e l’igiene dei serbatoi di acciaio inossidabile.” Davide Borella (Ecolab) con “La sanificazione in Enologia: principi, metodi e prodotti.”
Per la sezione SICUREZZA ALIMENTARE E QUALITÀ sono intevenuti Valentina Dell’Oro (Servizio Revisione d’Analisi ISE – Asti) “Statistiche sul contenuto di SO2 nei vini italiani del commercio. Aspetti tecnici e legali.”; Barbara Grazioli, Angela Silva (Istituto di Enologia e Ingegneria Alimentare, Università S. C. – Piacenza) “Effetto della vinificazione sul contenuto di Ocratossina A.”; Daniel Juteau; Guido Parodi (Laffort Oenologie) “Le ammine biogene nei vini: rischio reale o presunto?”; Giacomo Mazza (ISE – Asti) “Il Piombo nei vini e nelle bevande alcoliche.”
Le tematicche relative all’AMBIENTE sono state affrontate da Paolo Bussi (Capetta I.Vi.P.) “Esperienze pratiche di cantina per giungere alla Certificazione ISO-14001.”; Emanuela Gatteschi (Edison) “Per un utilizzo razionale dell’energia: metodi di verifica delle possibilità di risparmio energetico in cantina.”; Lorenzo Spada (Air Liquide Italia Service) “Applicazioni pratiche di metodi innovativi per il trattamento delle acque.”
Le relazioni del convegno saranno pubblicate, a partire da questo numero, su OICCE Times.
Al termine di questo importante incontro tecnico si è riunita l’Assemblea Generale dei Soci OICCE. Sono stati presentati ed approvati il bilancio del 2003, le attività tecniche e scientifiche, i programmi editoriali, le iniziative svolte e quelle già progettate per i prossimi mesi.


Ocratossina A
Primi risultati di un progetto di studio

Il 27 aprile, a Roma, presso la “Sala Cavour” del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali si è tenuto il seminario “Studio dei contaminanti micotici occasionalmente presenti nelle uve e nei vini”. Questo è anche il titolo del programma di ricerca avviato dal Mi.p.a.f., a partire dal 1999. La realizzazione del progetto vede impegnati l’Istituto sperimentale per l’Enologia di Asti, l’Istituto sperimentale per la Viticoltura di Conegliano, l’Istituto nazionale di ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione di Roma, l’Istituto Superiore di Sanità ed il Dipartimento di Anatomia Umana dell’Università di Milano.
Questo programma di studi è nato dall’esigenza di chiarire le cause che portano alla eventuale presenza di Ocratossina A (OTA) in alcuni vini, approfondendo la natura delle variabili che possono essere responsabili di questa contaminazione e che causano le differenze del contenuto di tale contaminante micotico nei prodotti nazionali ed esteri.
Dopo i saluti del dr. Mario Ubigli (ISE – Asti) e dell’On. Sottosegretario di Stato Teresio Delfino, la coordinatrice del progetto, dott.ssa Emilia Garcia Moruno (ISE – Asti), ha presentato le linee seguite dalla ricerca.
I primi risultati indicano come molto importante lo stato sanitario dell’uva. Se l’uva è sana non si trova mai Ocratossina A. La presenza di OTA dipende poi dalla zona d’origine e dall’annata di produzione.
Questo contaminante passa nel mosto durante la macerazione e parrebbero i vini rossi del Sud ad essere i più interessati. Sembra anche che un trattamento con carbone decolorante permetta una forte riduzione di OTA nel vino.
Al seminario di Roma, i ricercatori degli Istituti coinvolti nel progetto hanno presentato le metodologie e le tappe dei lavori che hanno realizzato per determinare la reale portata del problema e le possibili soluzioni. Gli argomenti affrontati sono stati “Trattamenti per abbattere il contenuto di Ocratossina A nei vini (Michele Savino – ISE Asti); “Attività di ricerca e sperimentazione su aspetti patologici in viticoltura” (Michele Borgo - Ist. Sper. Viticoltura – Conegliano); “Monitoraggi ed identificazione di specie fungine ocratossinogene su uve dell’Italia Meridionale” (Franco Faretra Dip. Protezione delle piante e microbiologia applicata – Università di Bari); “Interazione tra sostanze con capacità antiossidante e Ocratossina A a livello intestinale” (G.Paolo Santaroni – Ist. nazionale di ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione – Roma); dati sul contenuto di Ocratossina A nei vini italiani” (Carlo Brera - Istituto superiore di sanità); “Effetto della somministrazione di Ocratossina A nella matrice vino”, dove i primi risultati indicano un effetto protettore del vino nel confronto tra la somministrazione di Ocratossina A in diverse matrici (Alberto Bertelli - Dipartimento di Anatomia umana Università di Milano). Le conclusioni di Giuseppe Serino (Direzione Generale delle Politiche Strutturali e Sviluppo Rurale) hanno invitato a continuare gli approfondimenti iniziati, senza tuttavia creare apprensioni esagerate.
Al termine del seminario è stato comunicato che i risultati di questi primi studi saranno presto pubblicati.