BIBLIOTECA OICCE

 

AA.VV.
IL VINO PIEMONTESE NELL’OTTOCENTO
Atti dei Convegni Storici OICCE 2002, 2003, 2004
Fonti per la Storia dell’Enologia
Edizioni dell’Orso, Alessandria, 2004
pp 390, Euro 25,00

La nuova opera della Collana “Fonti per la Storia dell’Enologia” curata dall’OICCE si apre sul Piemonte di fine Ottocento e inizio Novecento.
In quest’epoca la storia viticola ed enologica della regione subalpina ha vissuto fasi fondamentali.
I prestigiosi relatori dei convegni storici organizzati dall’OICCE nel 2002, 2003 e 2004 hanno offerto un’occasione di approfondimento di grande portata.
Sono testimonianze autorevoli che, risalendo alle fonti originali, propongono una analisi precisa degli elementi che hanno dato vita all’enologia moderna piemontese. Quello che si forma, intervento dopo intervento, è un quadro preciso del Piemonte vitivinicolo legato agli aspetti storici, politici, economici, scientifici che segnarono il XIX secolo e l’alba del XX secolo.
Gli studi ampelografici, i problemi e le prospettive della viticoltura, le ampelopatie e le successive trasformazioni del vigneto: questi sono punti essenziali che hanno visto studiosi e ricercatori cimentarsi e confrontarsi in scelte cariche di responsabilità per il loro futuro e per i nostri giorni.
Insieme alle vicende del vigneto, si possono seguire in quest’opera il miglioramento tecnologico delle cantine, la sperimentazione di nuovi processi di vinificazione, la nascita dei grandi vini rossi piemontesi, l’elaborazione dei primi spumanti, i successi di un vino come il vermouth, divenuto simbolo di un’epoca.
Si analizza l’operato di celebri protagonisti della politica agraria, a cominciare da re Carlo Alberto e da Camillo Benso, conte di Cavour, Ministro dell’Agricoltura, gestore attento della tenuta di Grinzane. Si ripercorrono i passi compiuti dalla Regia Stazione Enologica di Asti, si vedono scorrere i nomi di persone che hanno reso grande l’enologia.
In particolare la parte relativa all’evoluzione storica della viticoltura piemontese viene trattata molto approfonditamente da Giuliana Gay Eynard, che in collaborazione con Alessandra Arzone, Maurilio Gobetto e Marco Bovio presenta una analisi delle trasformazioni causate da parassiti e insetti giunti dall’America: oidio, fillossera, peronospora.
Dei problemi e delle prospettive della coltivazione della vite nel Piemonte Ottocentesco fornisce un quadro di grande interesse Vittorino Novello.
Silvano Scannerini analizza l’attività a favore della viticoltura svolta dall’Accademia di Agricoltura di Torino, storica istituzione, custode della memoria storica dell’agricoltura piemontese.
Le parti relative alla descrizione della situazione politica ed economica dell’epoca, privilegiando la trattazione dei fenomeni concernenti più direttamente l’agricoltura, sono svolte da Carla Moruzzi Bolloli e Marco Baltieri.
Carlo Beltrame presenta il ruolo di faro di diffusione della cultura enologica svolto da Casale tra 1800 e 1900. Qui infatti si svolsero congressi e momenti importanti ed operarono personaggi di grande rilievo per il settore enologico, fra cui la famiglia degli Ottavi, importanti divulgatori agronomici, fondatori dei celebri giornali “Il coltivatore” e “Il Giornale Vinicolo Italiano”.
La focalizzazione sul mondo del vino ottocentesco nella regione subalpina si concentra nei lavori di Mario Castino con interventi sullo stato delle ricerche sperimentali e sui vivaci dibattiti, che vedevano espressione di convinzioni molto diverse su certe fasi della produzione del vino, quale ad esempio la svinatura.
Carlo Ferraro porta un importante contributo che presenta la tassonomia viticola e i richiami enologici piemontesi negli scritti dello studioso di Botanica conte Giorgio Gallesio, dalle cui opere si ricavano notizie originali ed importanti. Mario Ubigli e Daniela Borsa descrivono l’attività della Regia Stazione Enologica Sperimentale di Asti ed il suo ruolo nel progresso dell’enologia tra 1800 e 1900.
Pierstefano Berta sulla base di documenti dell’epoca presenta una analisi approfondita dei metodi di vinificazione impiegati con esempi tratti dalla gestione del podere del Conte di Cavour e dell’Agenzia di Pollenzo di Carlo Alberto. Ripercorre poi le fasi della tecnica di produzione degli spumanti in Piemonte dai primi tentativi del prof. Milano del 1839 per arrivare ai numerosi studi di Federico Martinotti ed alla crescita ed affermazione delle aziende spumantiere.
Giusi Mainardi presenta momenti collegati ad archetipi dell’enologia piemontese quali furono i successi del vermouth, la svolta verso una sempre più specifica professionalità dell’enologo, la nascita dei grandi rossi piemontesi da invecchiamento.
Per gli appassionati di storia viticola ed enologica, questo volume costituirà uno strumento utile oltre che una lettura gradevole ed avvincente.


Frédérique Crestin-Billet
LA FOLIE DES ÉTIQUETTES DE VINS
Flammarion, Paris, 2003
pp 379, Euro 15

Questo libro propone un piacevolissimo percorso nell’appassionante universo delle etichette da vino. Soggetto principale sono gli Champagne e gli altri grandi vini francesi, ma c’è anche una piccola parte che offre uno sguardo sulle etichette di altri Paesi. Le fotografie hanno brillanti colori e parlano di mille pensieri che si sono voluti esprimere su quel piccolo foglietto attaccato alla bottiglia.
Gli appassionati possono seguire le evoluzioni della grafica e comprendere quale immagine hanno voluto dare di sé e dei loro vini i grandi produttori.
Un altro aspetto interessante è vedere come le indicazioni delle etichette sono cambiate in rapporto alla normativa a partire dagli anni 1930. Per ogni etichetta rappresentata c’è un commento con piccole curiosità relative al vino, al produttore, alla grafica, alla rarità dell’esemplare. Ci sono anche esempi di clamorose imitazioni di denominazioni come lo Chablis dello Stato di New York, il Sauternes dell’Australia, il “San Emilion” della California o addirittura il “Monrachet” dell’Isola Mauritius…


Diego Tomasi, Carmen Cettolin,
Antonio Calò, Claudio Bini
I SUOLI ED I CLIMI
della fascia collinare del Comune di Conegliano e loro attitudine alla coltivazione del vitigno Prosecco (Vitis sp)
Comune di Conegliano, 2004, pp. 104

Questo studio ha analizzato gli elementi naturali come clima, suolo, geografia che differenziano i vigneti dell’area di Conegliano storicamente vocata alla coltivazione del Prosecco.
Assumendo come base il fatto che il Prosecco è oggi uno dei simboli più alti di Conegliano e del territorio nel quale la città si inserisce, si è inteso verificare il perché di una variabilità di comportamento del Prosecco a volte anche molto pronunciata pure a breve distanza tra i siti.
L’insieme di essenziali fattori naturali porta ad assegnare alle superfici vitate un diverso grado di attitudine qualitativa che deve essere tenuta in conto nella scelta delle destinazioni d’uso.
Le informazioni ottenute da questo lavoro hanno lo scopo di guidare verso scelte agronomiche più appropriate e verso obiettivi enologici più mirati. Un occhio di riguardo è rivolto anche alla tutela del paesaggio, con suggerimenti di modelli di gestione del vigneto compatibili con una viticoltura di qualità e con le esigenze di conservazione del suolo e della fisionomia del paesaggio.


Massimo Donà
FILOSOFIA DEL VINO
Tascabili Bompiani, Milano, 2003
pp 232, Euro 8,00

La bevanda di Dioniso fu assai presto insignita di un alto valore simbolico anche dalla ragione filosofica.
Questa bevanda infatti consente una profonda riconsiderazione del rapporto tra vita e pensiero, vizio e virtù, ragione e passione, misura e dismisura.
Massimo Donà, docente all’Accademia di Belle Arti di Venezia e alla Facoltà di Filosofia dell’Università “Vita-Salute” San Raffaele di Milano, propone una analisi degli atteggiamenti filosofici di tutti i tempi nei confronti del vino.
Una ricca rassegna prende in esame la filosofia antica di Socrate, Platone e Aristotele, lo stoicismo di Seneca, i richiami alla tradizione biblica, la visione di S. Agostino.
Poi si presentano i rapporti con il vino di protagonisti del 1500 e del 1600 come Erasmo da Rotterdam, Giordano Bruno, Francesco Bacone. Segue il vino visto con gli occhi della “nuova” scienza di Galilei e Descartes, il confronto con il razionalismo di Leibniz e Spinoza, il Secolo dei Lumi dominato da Voltaire e Rousseau, i pensieri di Kant.
Viene quindi il vino vissuto nei “furori romantici”, nelle conversazioni di Schelling ed Hegel ed ancora l’immagine del vino in Kirkegaard, Schopenauer, Leopardi, Beaudelaire e Nietzsche, poi le ebbrezze della Parigi degli esistenzialisti e le posizioni delle principali correnti filosofiche del 1900. È un libro interessante e molto denso di contenuti. Per apprezzarlo al meglio, va preso a piccoli sorsi, come un pregiato vino da meditazione.


Alberto Grohmann (a cura di)
IL VINO, L’OLIO, LA TERRA
Dal territorio alla tavola nell’età di Perugino
Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, (Milano)
Fondazione Lungarotti Torgiano (Perugia), 2004
pp 192, Euro 25

Nell’ambito delle manifestazioni che si sono svolte nel 2004 in Umbria in onore del “divin pittore” Pietro Vannucci, detto il Perugino, si è inserita una mostra allestita dalla Fondazione Lungarotti presso il Museo del Vino di Torgiano, curato e diretto dalla dottoressa Maria Grazia Marchetti Lungarotti.
Questo libro è il ricco catalogo di quanto è stato esposto nella mostra.
Nelle sue pagine si ricostruiscono i processi di interscambio esistenti fra produzione agricola e cultura alimentare, secondo una lettura che muove dall’analisi dei fenomeni di trasformazione sociale ed economica in epoca rinascimentale.
Una prima sezione offre un quadro sull’organizzazione fondiaria attraverso l’analisi di documenti degli archivi umbri. Viene poi il ritratto di una ricca Perugia di nobili e artigiani con stemmi e matricole di Collegi e Corporazioni.
Alcuni interventi di Alberto Grohmann, docente di storia economica, curatore del progetto della mostra e del catalogo, analizzano il rinnovarsi del mondo della terra, la fisionomia economica e sociale della Perugia del 1400, la civiltà della tavola rinascimentale umbra tra i fasti di costosissimi banchetti ed i canoni del “vivere secondo qualità”.
Vengono inoltre trattati gli aspetti della cultura conviviale, la cucina dei grandi ricettari dell’epoca, erbe e ortaggi nei primi libri a stampa (Oretta Zanini), l’antica tradizione tessile umbra (Maria Luciana Buseghin) e in appendice un lessico ricavato dalla documentazione dei banchetti (Anna Mori).
Una bella immersione nell’Umbria rinascimentale, anche attraverso le immagini fotografiche molto curate.