CORSI, CONVEGNI E INCONTRI

“DOC senza frontiere”.
Opinioni e tendenze a confronto
al convegno OICCE

L’incontro internazionale “DOC senza frontiere” è stato organizzato dall’OICCE a Torino, il 28 febbraio, al Centro Incontri della Regione Piemonte.
L’argomento del convegno è stato dettato dalle riflessioni che sta suscitando l’attuale situazione del mercato del vino dominato da nuove strategie produttive e da nuovi modelli di consumatori.
Il sistema delle Denominazini d’Origine, concepito dai paesi di antica tradizione vinicola è sempre forte? Quali sono i punti su cui fare leva per essere competitivi a fronte di una concorrenza sempre più agguerrita? Quanto contano nella proposta di un vino i concetti di identità e di tutela? Come i produttori intendono confrontarsi con il sistema delle Denominazioni e cosa chiedono oggi i consumatori?
Su questi temi l’OICCE ha voluto aprire un dibattito e proporre un confronto fra quanto avviene in Europa e ciò che si sta realizzando negli altri paesi produttori di vino, in particolare quelli che stanno guadagnando grandi fette di mercato.
Dopo l’apertura del presidente dell’OICCE, Moreno Soster con alcune riflessioni sulla posizione delle DOC in un contesto in rapida evoluzione, sono inziati i lavori, coordinati dal Direttore dell’OICCE, Pierstefano Berta.
Il primo intervento è stato svolto dall’economista prof. Eugenio Pomarici (Dipartimento Economia e Politica Agraria - Università degli Studi di Napoli Federico II) con “Opportunità delle DOC nel nuovo contesto di mercato”. Dopo aver presentato una analisi globale delle nuove caratteristiche del mercato del vino, il prof. Pomarici ha detto che è effettivamente necessario riflettere su come il sistema delle DOC può sopravvivere o come deve evolvere. In questo mercato globalizzato, non solo per il vino, i prodotti che hanno più successo sono quelli che hanno una identità. L’identità dei vini oggi è affidata a tutti e tre gli elementi tradizionali di identificazione: origine, varietà e marca. La Doc come prodotto collettivo deve essere lo strumento per sviluppare forti relazioni con il consumatore. Le caratteristiche della domanda fanno apparire utile il sistema delle DOC, se inserito in efficaci strategie di comunicazione e di marketing.
Vittorio Camilla (Presidente del Comitato Denominazioni dei Prodotti Agricoli - Accademia di Agricoltura di Torino) che a lungo ha seguito l’iter delle Doc nel Comitato Nazionale, ha presentato i criteri che hanno caratterizzato le denominazioni storiche e la loro evoluzione ed ha sottolineato che le maggiori opportunità offerte dalla nuova disciplina delle denominazioni devono essere valutate sotto tutti i profili agronomici ed enologici. È necessario comunque tenere costantemente presente che alla base di una grande denominazione c’è sempre l’uomo con la sua cultura.
Maurizio Gily, agronomo e consulente, con importanti esperienze internazionali, ha illustrato le norme americane ed australiane che in qualche modo si rapportano con il concetto di DOC. In questo intervento si è messa chiaramente in evidenza la profonda differenza tra la visione europea delle DOC collegate alla tradizione e al territorio, rispetto alla visione pragmatica dei nuovi paesi produttori legata soprattutto al mercato e agli aspetti tecnici oggettivi che caratterizzano i vini.
Altro aspetto interessante è quello di capire come vedono le DOC i paesi non produttori, ma consumatori di vino. Il caso del Belgio è stato presentato da Hugo Van Landeghem (Presidente Vlaamse Wijngilde del Belgio). La sua analisi della segmentazione del mercato ha permesso di comprendere meglio i meccanismi che stanno alla base delle scelte dei consumatori. Questi non possono più essere considerati come una massa omogenea e indifferenziata, ma vanno ripartiti in diverse categorie. Dopo aver differenziato queste tipologie, rapportandole anche alle diverse situazioni di consumo, Van Landeghem ha affermato che per il nuovo tipo di consumatori che si presenta oggi, il successo di un vino non è legato prioritariamente all’origine, ma allo stile di produzione e alla semplicità delle informazioni che lo accompagnano.
Intervento molto atteso era quello di René Renou, presidente dell’Institut National des Appellations d’Origine, perché egli è un convinto promotore della riforma delle AOC in atto in Francia. Dei cambiamenti, ha detto Renou, sono necessari per adeguarsi alle profonde modifiche nel consumo dei vini, sia sul mercato interno sia su quello dell’esportazione. I mercati rispondono ormai a due logiche di produzione che seguono un concetto angloamericano e un concetto francese/europeo fondato su terroir e “saper fare”. Oggi il concetto angloamericano ha un grande peso e il vino francese deve rivedere il codice con cui proporsi. Per questo è necessaria una riforma ambiziosa e responsabile dell’AOC e la creazione di una AOCE Appellation d’Origine Controlèe d’Excellence. In questa nuova classificazione non interviene alcun livello gerarchico; sono le logiche economiche collettive dei viticoltori e la diversità delle attese dei mercati a guidare questi nuovi principi di segmentazione.
Alla voce autorevole del senatore Tomaso Zanoletti, presidente del Comitato Nazionale Tutela delle Denominmazioni d’Origine è stato affidato l’incarico di presentare lo stato attuale della discussione in corso sulla riforma delle DOC. Il Senatore Zanoletti ha sottolineato come questa discussione sia frutto di un ampio confronto tra tutte le parti coinvolte in Italia e debba fornire la sintesi di pensieri talvolta divergenti. Pur avendo raggiunto ormai la stesura di un testo molto avanzato e dettagliato, esistono ancora spazi per un eventuale aggiustamento o per un miglioramento se la filiera produttiva lo giudicherà utile. Il Senatore ha concluso i lavori plaudendo a questo convegno che ha raccolto punti di vista ed esperienze diverse, rivelandosi certamente utile per un maggior approfondimento di una tematica così importante sia da un punto di vista economico sia sociale.
Le relazioni del convegno saranno pubblicate su OICCE Times, a partire da questo numero della rivista che riporta gli interventi del prof. Pomarici e di Hugo Van Landeghem.


Consegna dei premi OICCE
per la ricerca enologica

Ogni anno l’OICCE assegna un premio per la realizzazione di un lavoro di ricerca che contribuisca alla crescita del settore vinicolo italiano.
Negli anni passati sono stati premiati lavori su resveratrolo, biotecnologie per i vini bianchi, e-commerce in cantina, vinificazione eco-compatibile, Brettanomyces.
Il Premio OICCE, costituito da 2500 euro, viene assegnato a laureandi, giovani ricercatori o tecnici che presentino un progetto di ricerca dedicato alla soluzione di un problema di utilità pratica in cantina.
Il progetto deve avere carattere innovativo e deve descrivere obiettivi, piano sperimentale e durata. Deve inoltre indicare l’istituzione, l’ente o l’azienda presso la quale se ne prevede la realizzazione, oltre che il Tutor che segue il progetto.
La cerimonia di consegna del Premio 2004 si è svolta a Torino nell’ambito del convegno “DOC senza frontiere”, lunedì 28 febbraio, presso il Centro Incontri della Regione Piemonte. Collaborano insieme ad OICCE per questo premio la CAVIRO, la Società Air Liquide Italia, le cantine Giuseppe Contratto, la distilleria Mazzari e Revello Pompe.
Per il 2004 è stata premiata la dott.ssa Daniela Benelli della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, per il lavoro “Analisi dei polisaccaridi nei vini”.
Si tratta di progetto che si propone di valutare i polisaccaridi presenti nei vini mediante la misura della riflettanza diffusa nella regione dell’infrarosso. La spettroscopia infrarossa (IR) si configura infatti come una tecnica d’analisi innovativa che consente di analizzare in modo funzionale ed efficace più parametri contemporaneamente ed in tempi rapidi.
Al premio OICCE, si affianca ogni anno il Premio OICCE - Cassa di Risparmio di Bra.
Il Premio 2004 ha visto vincitrice la dott.ssa Milena Lambri della Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica S.C. di Piacenza per il lavoro “Tecniche di vinificazione e formazione di antociani copigmentati nel vino rosso”. L’obiettivo del lavoro prevede la valutazione enologica di alcune tecniche di vinificazione di vini rossi ottenuti a partire da uve Barbera, Pinot nero e Croatina nei confronti dei processi di copigmentazione dei composti fenolici del vino.
Questi lavori saranno pubblicati su OICCE Times.
È stato intanto emanato il bando per la partecipazione al Premio OICCE 2005.
I requisiti necessari sono presentati in dettaglio sul sito www.oicce.it o si possono richiedere alla segreteria OICCE (tel. 0141 822607).
Il termine ultimo per la presentazione dei progetti è il 30 giugno 2005.

OICCE ed Enoteca di Acqui
all’università di Bordeaux

Lunedì 14 e martedì 15 marzo l’OICCE, su incarico dell’Enoteca Regionale di Acqui Terme, ha organizzato alla prestigiosa Facoltà di Enologia dell’Università di Bordeaux, una serie di presentazioni del territorio acquese e dei vini Brachetto d’Acqui, Asti, Moscato d’Asti e Moscato Passito. Queste lezioni sono state inserite ufficialmente dalla storica Facoltà bordolese nel piano di studi del terzo e quarto anno di Specializzazione in Enologia. Si è trattato di un evento di grande rilievo per la considerazione che l’Università francese, notoriamente molto selettiva, ha mostrato nei riguardi di questi vini piemontesi.
Gli specialisti degli ultimi due anni del Corso di Enologia, per la maggior parte francesi, ma provenienti anche da altre nazioni, hanno mostrato un interesse realmente vivace per i vini che sono stati presentati e per i loro territori di produzione.
Come ha affermato nei suoi saluti la presidente dell’Enoteca Regionale, Michela Marenco, produttrice di vini a Strevi (AL), è importante investire su quelli che saranno gli enologi del prossimo futuro, vedendoli come dei giovani aperti e interessati al mondo del vino che necessitano di avere un panorama il più ampio e completo possibile.
L’Enoteca Regionale di Acqui “Terme e Vino” ha avviato in questo modo una originale e intelligente azione di promozione.
Le lezioni hanno visto gli interventi della Dott. Giusi Mainardi che ha parlato degli aspetti storici che caratterizzano i grandi vini piemontesi aromatici come Brachetto d’Acqui, Asti e Moscato d’Asti, inseriti nei loro territori d’eccellenza. Sono state così percorse le vicende vissute dal Brachetto, dalle prime citazioni come vitigno e come vino, alle descrizioni ampelografiche, alla sua presenza su 1300 ettari nei 26 comuni delle provincie di Asti e Alessandria. È stato detto degli anni in cui la sua coltivazione era più estesa, della crisi post-fillosserica e del suo quasi abbandono nella prima parte del 1900. Si è parlato poi della sua riscoperta e dei nuovi successi che lo hanno portato ad ottenere la DOCG nel 1994.
Dell’altro grande protagonista, il Moscato, si è detto dei suoi stretti legami con il Piemonte, mantenuti continuativamente per otto secoli fino ad oggi: dalle prime citazioni dei “moscadelli” fino al ruolo attuale dell’Asti, lo spumante aromatico più diffuso nel mondo e ai pregi dei Moscato tappo raso e dei prestigiosi passiti. È stato messo in evidenza come il Moscato abbia partecipato anche della storia economica della regione subalpina e come sia stato uno dei primi vini italiani ad essere tutelato da un Consorzio e ad essere il soggetto di un accordo interprofessionale fino dal 1979.
Il Dr. Pierstefano Berta ha ripercorso secoli di trasformazioni della tecnica enologica collegata a questi vini fino a fornire una analisi della più moderna tecnologia ad essi applicata. Ogni fase produttiva è stata analizzata nella sua evoluzione e nei suoi rapporti con l’ampliamento delle conoscenze e la possibilità di impiegare nuovi strumenti di produzione.
Il Dr. Mario Castino ha parlato delle caratteristiche chimiche ed organolettiche che distinguono questi importanti vini aromatici del Piemonte. Sebbene prodotti in zone viticole contigue e anche parzialmente sovrapposte, questi vini hanno una individualità propria che li contraddistingue chiaramente, a partire naturalmente dal colore, per passare poi all’insieme dei componenti terpenici suscettibili di tipizzare fortemente i vini.
Giuse Raineri, primo sommelier dell’Enoteca acquese, ha fornito alcune indicazioni sugli abbinamenti ideali di questi vini, in particolare ritenuti adatti per accompagnare pasticceria, macedonie di pesche e fragole e idonei anche all’impiego in freschi e leggeri cocktails estivi.
Sono seguite delle sedute di assaggio guidate dal Dr. Castino e dal Dr. Berta, in una sala di degustazione modello. Durante gli assaggi sono state compilate 600 schede che l’OICCE su incarico dell’Enoteca sta analizzando per verificare l’impatto organolettico esercitato dai vini degustati. I campioni erano offerti in assaggio in bottiglie che portavano in etichetta solo il logo dell’Enoteca Regionale di Acqui e la tipologia di vino contenuta: Asti, Moscato d’Asti, Brachetto d’Acqui spumante, Brachetto d’Acqui, Moscato Passito. I vini proposti sono stati quelli che hanno ottenuto i punteggi maggiori nel Concorso Enologico 2005, tenutosi in febbraio ad Acqui.
La delegazione dell’Enoteca è stata accolta dal professor Alain Bertrand, direttore della Facoltà di Enologia di Bordeaux. Il professore aveva visitato l’Enoteca di Acqui nel giugno scorso, in seguito al convegno internazionale organizzato in memoria del prof. Usseglio Tomasset, presso il Centro di Documentazione per la Viticoltura e l’Enologia della cantina sociale di Ricaldone, presieduta dall’enologo Franco Zoccola.
Al termine delle giornate di studio di Bordeaux, Michela Marenco, a nome dell’Enoteca, ha offerto al prof. Bertrand uno speciale magnum di Brachetto d’Acqui, decorato a mano e contrassegnato da una dedica personale.

Donna e vino: mito, storia e realtà attuale
Il 5 e 6 giugno 2005, a Napoli, l’Associazione “Le Donne del Vino”, di cui è presidente nazionale Pia Donata Berlucchi, produttrice in Franciacorta, organizzerà, in collaborazione con la delegazione “Donne del Vino” della Campania, un evento culturale ed enogastronomico che affronterà il tema “Donna e vino: mito, storia e realtà attuale”. La domenica sarà dedicata ad un viaggio fa vini e cibi di tante regioni italiane sulla terrazza di S. Francesco al Monte.
Lunedì 6, alle 17,30 presso Palazzo Crispi, ex-ambasciata inglese, si svilupperà il tema culturale che analizzerà il rapporto delle donne con il vino. L’incontro sarà moderato dal dott. Giacomo Mojoli (Presidenza Slow Food - Univ. di Scienze Gastronomiche) Interverranno i relatori: Prof. Carlo Lozzia (Direttore Ist. Entomologia - Facoltà di Agraria Univ. di Milano); Prof. Massimo Donà (Docente di Filosofia Teoretica Univ. S. Raffaele di Milano); Prof. Caterina Iannini (Prof. Associato di Coltivazioni Arboree - Viticoltura - Università del Molise); dott. Giusi Mainardi (direttrice di OICCE Times).
Interverranno poi alcune socie delle “Donne del Vino” con brevi flash sulla loro esperienza nel settore enologico. (Per ulteriori informazioni tel. 02 867577).