BIBLIOTECA OICCE
Ottilia Munaretti Bertazzo
L’ARTE DEI CAVATAPPI. Dal XVI secolo ad
oggi.
Fondazione Giacomini Meo, Skira Editore, Milano
2005 pp.127
La curatrice di questo
elegante volume ha
una passione da collezionista
per i cavatappi
che definisce come
“magici oggetti che
aprono la via alla gioia
della convivialità”.
In questo libro
viene presentata la
ricca collezione dei
Musei Mazzucchelli di
Ciliverghe (BS).
Questa comprende
oltre duemila esemplari di cavatappi databili dal XVII al XX secolo,
frutto della raccolta avvenuta in molti anni di appassionate
ricerche condotte ai quattro angoli del mondo da Piero
Giacomini.
Cinquecento cavatappi della collezione sono stati selezionati
da Ottilia Munaretti Bertazzo, fotografati e presentati sinteticamente
nelle loro caratteristiche principali come provenienza,
appartenenza cronologica, materiali, tipologia.
Una storia del cavatappi racconta le prime avventure di questo
oggetto che si è prestato in ogni tempo ad un incredibile numero
di intepretazioni. Si passa in rassegna l’evoluzione dei materiali
utilizzati per realizzarlo nelle sue diverse parti: per il manico legni
resistenti come il bosso o il legno di certi alberi da frutto, oppure
ferro, ottone, argento, osso, corno, avorio; fusto in metallo e vite
in acciaio. Il cavatappi si arricchisce poi di altri accessori come lo
spazzolino per spolverare il collo della bottiglia, o ancora il tagliasigari
e il curapipa. Alcuni gentiluomini lo avevano incorporato
persino nel manico svitabile del loro bastone da passeggio…
Si racconta poi dei numerosissimi brevetti depositati in varie
nazioni e delle diverse caratteristiche che i cavatappi hanno
assunto a seconda dei diversi paesi d’origine, fino ad arrivare a
grandi nomi della moda e del design dei nostri giorni che hanno
firmato modelli speciali.
I pezzi selezionati sono presentati in bellissime foto a
colori e sono suddivisi in quattro sezioni: la prima comprende
cavatappi realizzati in materiali preziosi, notevoli per la bellezza
della forma e la raffinatezza della lavorazione, tanto da
essere considerati dei veri gioielli; la seconda presenta i cavatappi
a “T”, senza meccanismi e composti solo di manico,
fusto e verme; vengono poi gli esemplari a meccanismo ed
infine si dà spazio ad oggetti per i quali gli artigiani si sono
sbizzarriti con arte, creatività, ironia espresse nei più diversi
materiali e nelle più svariate raffigurazioni.
I testi del libro sono in Italiano, Inglese e Francese. La realizzazione
editoriale è molto curata e prestigiosa.
Diego Genna, Filippo Paladino, Gaspare Signorelli
(a cura di)
LINEE GUIDA PER UNA VITIVINICOLTURA DI
QUALITÀ
Regione Siciliana, Assessorato Agricoltura e Foreste,
2006, pp. 62
Questo lavoro, come segnala nell’introduzione Dario
Cartabellotta, Dirigente Generale Servizi allo Sviluppo della
Regione Siciliana, nasce come evoluzione del progetto “Gestione
Vigneti-Obiettivi Enologici” avviato nel 2005 dalle Cantine
Colomba Bianca in collaborazione con i Servizi allo Sviluppo
dell’Assessorato Agricoltura e Foreste.
Il manuale si presenta come un pratico vademecum per gli
operatori del settore che vogliono realizzare nel vigneto i presupposti
per il miglioramento qualitativo della produzione vitivinicola
e per l’ottenimento di vini pregiati rispondenti alle esigenze del
mercato.
Le indicazioni riportate in questo manuale costituiscono un
modello applicabile anche ad altre realtà cooperative presenti sul
territorio.
Le Cantine Colomba Bianca sono una delle più grandi strutture
di trasformazione di uva della provincia di Trapani, con 1600
soci, per una superficie vitata di 5.000 ettari ed una produzione
di circa 500.000 quintali di uva.
Il Consiglio di Amministrazione di questa importante realtà è
giunto alla decisione di valorizzare
le produzioni in relazione
alle caratteristiche distintive
delle diverse aree vitate appartenenti
ai singoli soci.
Coniugare elevati volumi di
produzione vinicola con un
elevato standard di qualità, è
quindi l’obiettivo di queste
“Linee Guida” che invitano i
singoli soci a produrre secondo
le più appropriate indicazioni
tecniche, tenendo conto
dei parametri agronomici, climatici
e varietali per realizzare
un felice connubio fra mercato,
territorio e ambiente.
La prima parte del manuale è dedicata all’analisi del terroir nel
quale operano le Cantine Colomba Bianca formando così la base
per una corretta gestione del “sistema vigneto”, a partire dalle
fasi di progettazione ed impianto fino alla scelta delle più idonee
pratiche colturali, con ben precisi obiettivi enologici che tengano
conto delle esigenze del mercato.
La seconda parte rappresenta una guida pratica nella scelta
e nella effettiva realizzazione di tutte le operazioni di campo
necessarie, sia nei vigneti nuovi che in quelli già in produzione,
a partire dalla fase precedente all’impianto ed in seguito.
Ogni operazione deve essere condotta in modo da ottenere la
redditività per i viticoltori e un prodotto di qualità ottenuto
nel rispetto dell’ambiente. In questa sezione si trova il riferimento
alle attività svolte dai Servizi allo Sviluppo per agevolare
i viticoltori nell’effettuazione delle diverse operazioni e perguidare la gestione dei vigneti.
L’ultima parte è costituita dai “disciplinari”, una originale e
interessante raccolta di regole interne indirizzate ai viticoltori
per ottenere “Grandi vini”, “Vini Eccellenti” e “Vini Tipici”, indicando
aree di produzione, vitigni ottimali, densità di impianto,
superficie minima ed età di impianto, forme di allevamento e sesti
di impianto, sistemi di potatura e gestione della chioma, irrigazione
e concimazione, raccolta e conferimento, produzione massima
per pianta e varietà. La valutazione finale terrà conto del
prezzo di mercato raggiunto dai prodotti realizzati e su questa
base, a chiusura del bilancio, sarà verificata la giusta retribuzione
per i viticoltori.
I testi e la realizzazione grafica del manuale rispondono a criteri
di semplicità, chiarezza ed immediatezza delle indicazioni
fornite.
QUADERNI DI SCIENZE
VITICOLE ED ENOLOGICHE, 29, 2007
Università di Torino, pp 238
vittorino.
novello@unito.it
La pubblicazione annuale
dell’Università di Torino
presenta i risultati ottenuti
da quindici lavori sperimentali
provenienti da ricercatori
e docenti universitari operanti
nelle diverse realtà
accademiche italiane che si
dedicano allo studio di viticoltura
ed enologia.
Dall’Istituto Sperimentale
per la Viticoltura di
Conegliano viene lo studio su
quattro “nuovi” vitigni per la
viticoltura veneta. Questo lavoro si inserisce nell’ambito di un
progetto di recupero del germoplasma viticolo veneto iniziato
nel 2000? Questo ha portato all’inizio del 2006 a
chiedere l’iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà di
Vite sei vecchi vitigni che ai controlli viticoli ed enologici
hanno dato i risultati più interessanti. Quattro di questi, a
bacca nera, Corbina, Marzemina grossa, Recantina e
Turchetta, che si pensa avranno un notevole futuro in
Veneto, sono presentati nell’articolo.
Dell’Università e CNR-IBIMET di Bologna è la ricerca sulla
misura del bilancio energetico e dei flussi evapotraspirativi, evaporativi
e di CO2 da un vigneto di ‘Sangiovese’, allevato a controspalliera
nella zona di produzione del “Brunello di Montalcino”.
L’Università e CNR-IBIMET di Sassari in collaborazione con
il Department of Land, Air and Water Resources di Davis
(California) porta i risultati di una campagna sperimentale condotta
durante l’anno 2005 in un ecosistema a vigneto di
Montalcino. L’obbiettivo era di misurare gli scambi di energia e
CO2 utilizzando le tecniche micrometriche Eddy Covariance e
Surface Renewal.
Frutto dellla collaborazione fra l’Università di Perugia e quella
di Ancona è l’analisi della quantificazione dei processi di traspirazione
al buio in funzione della temperatura nelle foglie, nei
germogli, nei grappoli e nel legno con più di un anno di età, usando
piante in vaso di ‘Sangiovese’.
Dall’Università di Firenze viene un lavoro sugli scambi gassosi
su chiome di vite in funzione della tecnica colturale del terreno;
la ricerca è stata condotta in un vigneto sperimentale di
Sangiovese/420 A, ubicato nella zona di produzione del
“Brunello di Montalcino”.
L’Università di Foggia, l’Università di Torino e l’Istituto
Sperimentale per la Viticoltura di Turi hanno lavorato insieme sul
‘Sangiovese’, in agro di San Severo (FG), verificando come
l’inerbimento, scarsamente diffuso nelle regioni a clima caldoarido,
possa invece risultare una tecnica utile a contenere
l’eccesso vegeto-produttivo che caratterizza numerosi vitigni.
Dall’Università di Palermo viene una sperimentazione condotta
in Sicilia, in vigneti della cv ‘Pinot nero’ per verificare gli
effetti dell’altitudine e dell’orientamento dei filari sulla qualità
dell’uva e in particolare sulla componente polifenolica.
Altri due lavori vengono dall’Università e dal Consorzio di
Ricerca sul Rischio Biologico in Agricoltura (Co.Ri.Bi.A.) di
Palermo: uno riguarda la prova sugli effetti delle modificazioni
artificiali del microclima sulla qualità dell’uva della cv ‘Pinot
nero’, l’altro è invece lo studio degli effetti del regime colturale e
della sfogliatura sull’attività vegetativa e produttiva della cultivar
‘Nero d’Avola’.
Si torna poi in Piemonte, dove l’Università di Torino ha condotto
uno studio sul vitigno ‘Nebbiolo’ dal punto di vista dell’ombreggiamento
della fascia produttiva sulla maturazione dell’uva e
sulla composizione polifenolica degli acini. Ancora a Torino, il
Di.Va.P.R.A. ha realizzato un lavoro di caratterizzazione cromatica
su 900 campioni di vini derivati dall’uva ‘Nebbiolo’: Barolo,
Barbaresco, Roero e Nebbiolo d’Alba, osservando varie annate di
produzione dal 1987 al 2004 ed eseguendo un confronto con
campioni di vino prodotto con uve ‘Dolcetto’ o ‘Barbera’.
Dell’Università di Udine è un lavoro inerente l’effetto dello
stress idrico sulla biosintesi dei composti fenolici di uve della cv
‘Merlot’ clone R3, innestate su ‘S.O.4’ ottenute da viti di dieci
anni ed allevate a cordone speronato.
Proviene poi dalla collaborazione fra l’Università di Udine e di
Trieste lo studio sulla immunodeterminazione di un traslocatore
di antociani affine alla bilitranslocasi su bacche d’uva di ‘Merlot’
e ‘Tocai friulano’ raccolte in vari stadi di sviluppo nelle stagioni
2005-2006 a Farra d’Isonzo (GO).
Chiudono il volume due lavori sul rapporto vino e salute
umana.
Uno proviene da Università e Co.Ri.Bi.A. di Palermo in collaborazione
con la Divisione di Ematologia, Policlinico di Palermo,
e studia gli effetti antileucemici di due stilbeni identificati in uve
provenienti da vigneti affetti da peronospora e Botrytis cinerea;
l’altro lavoro è frutto della collaborazione fra diversi dipartimenti
dell’Università di Trieste I (Scienze Biomediche – Biochimica,
Biofisica e Chimica della Macromolecole – Biomedicina) e
l’Agricultural Institute of Slovenia di Ljubljana e riguarda lo studio
dell’azione dei polifenoli sul sistema cardiovascolare e il ruolo