EDITORIALE
di Giusi Mainardi

La farfalla e il rinoceronte

È una favola che potrebbe riecheggiare Fedro o Esopo: “La leggiadra farfalla venne sfidata in una lotta mortale dal pesante rinoceronte. La lotta si svolse accanita, ma il rinoceronte nonostante tutti i suoi poderosi assalti vedeva sempre sfuggire la lieve farfalla. Alla fine la trovò al centro della sua mira, proprio davanti al suo possente corno. Si gettò con cieca furia: la farfalla continuava a rimanere lì, esposta al centro del bersaglio. Sembrava cosa fatta, ma proprio un attimo prima dello scontro finale, la farfalla in un battito leggero d’ali volò via dal corno del rinoceronte, lasciandolo con la sua furia distruttrice a scontrarsi contro una dura roccia.”
Una favola a lieto fine, come non sempre accade in Esopo o in Fedro. Sembra però una buona metafora del confronto costante tra la ragione e l’ottundimento: il metodo scientifico e la ragione sono strumenti allo stesso tempo forti e delicati, che la nostra civiltà ha costruito con molta fatica. La ragione deve lottare continuamente con l’ottusità, che ha spesso dalla sua parte la massa e la forza bruta.
Come può aver fatto allora la sottile ragione a sopravvivere di fronte alla forza dell’ignoranza coltivata, dell’astuta propaganda settaria, degli ostracismi e delle inquisizioni? Per una ragione semplice ma straordinaria: perché c’é un bel numero di donne e uomini che cercano con onestà di ottenere dei risultati e di metterli a disposizione della collettività. Perché la forza delle farfalle è solo diversa, ma non meno incisiva di quella dei rinoceronti. Sì, certo, i rinoceronti sono più grossi e più visibili, fanno più chiasso e più polvere, strepitano, assalgono, sbuffano e danno cornate. Ma una farfalla, o meglio tante farfalle insieme, possono fare voli magnifici, riuscendo ad ottenere risultati che un ottuso rinoceronte non raggiungerà mai.
L’onesto e razionale metodo scientifico, portato avanti da molte persone che singolarmente e collettivamente, cercano di capire e distinguere il vero dal falso, permette lo sviluppo delle conoscenze, il progresso intellettuale e sociale, la maggiore comprensione di noi stessi e di quanto ci circonda.
Il mondo della vite e del vino, che ovviamente è immerso nella società e vive le sue stesse contraddizioni, si trova anch’esso confrontato nella lotta tra il metodo scientifico e la propaganda, tra la discussione aperta e lo strillo irato, tra il dubbio sistematico e la certezza acritica.
All’interno del nostro mondo, moltissimi ricercatori, tecnici, responsabili di cantina, cercano di conoscere meglio la natura dell’uva e del vino, cercano di migliorare i processi di produzione, cercano di interpretare e di capire.
La splendida bellezza della farfalla non si limita alla ricerca della comprensione, ma va ancora oltre. Queste persone infatti sono disponibili anche a condividere le loro conoscenze, presentando pubblicamente i risultati dei loro lavori.
È quanto succederà ad esempio nel convegno del 18 aprile prossimo, che apre l’Assemblea Annuale dell’OICCE.
Il convegno presenterà in modo dettagliato una famiglia di tecniche che hanno migliorato in modo sostanziale la produzione enologica italiana: l’uso dei gas nel processo di trasformazione dell’uva in vino.
Ormai sono passati dieci anni da quando uno dei primi gruppi di lavoro dell’OICCE iniziò a studiare l’applicazione pratica di alcune innovazioni tecnologiche che fino a quel momento erano accennate solo a livello teorico. Dieci anni dopo, quelle prime discussioni hanno portato a profonde modifiche nei processi produttivi, hanno spinto a nuovi ragionamenti e nuove realizzazioni.
Questo editoriale vuole essere quindi, soprattutto, un riconoscimento e un ringraziamento: per le persone che lavorano seriamente per il progresso della tecnica enologica, per chi accetta con piacere di condividere i propri risultati, per chi contribuisce attivamente alla costruzione e alla comunicazione delle conoscenze in Enologia.