EDITORIALE
di Giusi Mainardi

Pelagia, il dubbio, la ricerca

Una serie di bei romanzi gialli è stata pubblicata negli ultimi anni da uno scrittore russo noto tra gli appassionati del genere: Boris Akunin.
Sono classici romanzi di investigazione che vedono nei panni di detective una giovane suora ortodossa: Pelagia.
L’investigatrice dal naso coperto di lentiggini e profondi occhi che guardano dietro piccoli occhiali tondi di acciaio, vive nella Russia ottocentesca “minore”, tra monasteri, piccole città di provincia, dimore signorili di campagna.
La piccola suora, indifesa all’apparenza, ma in realtà piena di risorse, si trova ad indagare su fatti a tutta prima banali, che si rivelano però la traccia superficiale di eventi di grande importanza. Pelagia riesce ad andare sotto la superficie, collegando indizi e avvenimenti in un quadro unitario che permette di portare in luce complotti o crimini.
Viene allora la tentazione di allargarsi un poco per fare un parallelo con quanto spesso succede nella ricerca scientifica: un dato anomalo che non coincide, un interrogativo solo apparentemente scontato, un dubbio su un evento marginale ma inspiegabile, sono tutti elementi che possono essere semplicemente banali, oppure possono forse diventare il punto iniziale e centrale di una indagine.
Pelagia nella sua ricerca non è sempre sicura. La sua strada riesce a passare oltre gli ostacoli grazie a elementi come il giudizio, la testardaggine, la scrupolosità, l’intuizione, la consequenzialità, e… una certa dose di fortuna.
Se giudizio e precisione sono doti necessarie per un ricercatore, chi può negare che sia necessaria anche un po’ di fortuna? Alexander Fleming, assentatosi dal laboratorio per qualche giorno di vacanza, dimenticò di distruggere alcune colture di Staphilococcus aureus e al suo ritorno scoprì l’azione esercitata su queste dal Penicillium natatum…
Harry Brearly, alla ricerca di leghe adatte a produrre canne di fucile, dai suoi deludenti scarti di lavorazione, tirò fuori niente meno che l’acciaio inossidabile…
Tanti altri casi più ordinari dimostrano come sia facile passare accanto a qualcosa di importante senza accorgersi, se non interviene un pizzico di fortuna.Naturalmente da sola non basta.
Nei romanzi di Akunin, insieme a Pelagia, altri personaggi sono coinvolti nell’investigazione. Alcuni hanno una solida idea preconcetta di chi sia il colpevole e vanno a cercare elementi che confermino la loro idea. Non è il loro obbiettivo cercare fatti che non corrispondano al quadro generale da loro già costruito. Non cercandoli, anche se ci sono, non li vedono. Pelagia segue invece altri percorsi di “ricerca”.
È quello che vediamo realizzato dai migliori ricercatori scientifici: la creazione di lavori nati da elementi fondamentali, magari ampiamente conosciuti, ma trasformati in qualcosa di nuovo perché sottoposti a raffiche di dubbi, di confronti, di speculazioni, di reinterpretazioni.
Un’azione impegnativa di Pelagia è quella di fare accettare la sua visione delle cose, quando ogni fatto è messo al suo posto.
Lo stesso vale per i ricercatori che, al termine del loro lungo e spesso difficile lavoro, lo rendono pubblico, lo mettono a disposizione di tutti, esponendosi consapevolmente anche alla possibilità che il loro punto di vista venga criticato o che il loro risultato sia strumentalizzato o che altri se ne servano da parassiti.
Sono questi ricercatori che ai quattro angoli del mondo non si stancano di studiare, di andare sotto la superficie, di interpretare, di mettersi alla prova, di combattere difficoltà e delusioni, per arrivare a un raggio di luce finale che non illumina soltanto il loro pezzo di strada, ma quella di tutti.
Pensando a quante persone lavorano con questo spirito per il progresso del mondo del vino abbiamo deciso di dare risalto in questo numero di OICCE Times all’evento che a Verona ha riunito tanti ricercatori della filiera enologica: il congresso OIV.
Molti tra loro sono vicini alla filosofia di Pelagia. Che anche un po’ di fortuna li assista!