di Moreno Soster
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OICCE è nata nel 1998. Dopo dieci anni di vita è giunto il
momento di festeggiare. Ma nell’ultimo Consiglio mi è stato raccomandato
di non usare toni troppo autocelebrativi. Così mi sono adeguato.
Ho provato a scrivere l’alfabeto del Decennale.
A come Accise; è stato uno dei primi argomenti affrontati da un
nostro gruppo di lavoro che ha condotto alla pubblicazione di un
volume (Le accise sugli alcoli e le bevande alcoliche, di Alibrandi,
Belfiore, Porcu, Ed. Tecniche Nuove, 2002) e ad un servizio per le
aziende socie (Accise on line).
B come Bollicine; degustate nel viaggio
in Champagne o durante
l’Assemblea di Franciacorta; analizzate
nel convegno sull’uso della CO2in enologia:
la scienza al servizio dell’effervescenza.
C come Convegni; li abbiamo proposti
in modo un po’ diverso, aprendo alla
contaminazione tra relazioni scientifiche
e contributi conoscitivi provenienti
dalle esperienze delle imprese. La formula
è piaciuta, forse troppo, vista la
numerosità degli interventi nelle ultime
sessioni.
D come Donne: sono molte quelle che
hanno contribuito a farci crescere, una
vicepresidente decisa e gentile, molte
ricercatrici, chi dirige Oicce Times.
E come Energia; la scommessa di poter
gestire insieme questa risorsa preziosa,
mediante il consorzio Oicce Energia, con un occhio all’ambiente ed
uno alla contabilità aziendale.
F come Francesco Staglieno, un pioniere della moderna enologia
italiana, a cui abbiamo dedicato la ristampa della sua istruzione intorno
al miglior modo di fare e conservare i vini (del 1837).
G come Grignolino; un vino piemontese, affascinante e delicato, sul
quale si è lavorato molto per rilanciarne l’immagine e oggettivarne le
potenzialità.
H come Hollywoodiano; il vino descritto da Alessandro Baricco ne
“I Barbari”, da me ripreso per riflettere sui vini delle nuove viticolture
extraeuropee.
I come Ippocrasso; il vino speziato medioevale che abbiamo riproposto
e che ha accompagnato – con Ottocento Liberty, un vermouth
a base Moscato di Canelli – i nostri primi passi.
L come Lieviti; spesso protagonisti delle novità tecnologiche in cantina.
M come Marchi; disegnati, normati, brevettati, discussi in numerosi
incontri per comprendere i vari significati di un segno.
N come Azoto (il simbolo chimico, naturalmente); con i gas in enologia
abbiamo aperto e chiuso i convegni del decennio, offrendo una
ricca panoramica di applicazioni tecnologiche di questi elementi.
O come Ottocento; il periodo storico a cui abbiamo dedicato ben tre
convegni sui diversi aspetti della viticoltura e dell’enologia del tempo,
nonché una pubblicazione (Il vino piemontese nell’Ottocento, Ed.
Dell’Orso, 2004).
P come Paolo Desana, “padre” delle DOC, che è stato ricordato in
uno degli incontri organizzati in collaborazione con il Centro di
documentazione per la viticoltura e l’enologia
di Ricaldone (AL) e dedicati ad alcune delle
figure più prestigiose del mondo vitivinicolo
italiano.
Q come Quintas, le aziende viticole visitate
durante i giorni trascorsi a Madeira nell’ultimo
(per ora) viaggio di istruzione del
Consiglio.
R come Relazioni; sono numerose le mani
strette, i colloqui scambiati, le idee discusse,
gli sguardi colti, le attività concluse insieme
con tante persone che hanno dedicato una
parte del loro tempo e della loro disponibilità
alla nostra associazione.
S come Sensoriale, l’ultima analisi e, secondo
me, la più importante e definitiva perché “i
vini sono fatti per essere bevuti”.
T come Tappi e tappatura; un altro grande
capitolo affrontato con un seguitissimo convegno
ed un numero monografico – dossier;
in un momento in cui regnava un grande disorientamento sulle prospettive
delle diverse chiusure in enologia.
U come Uva; la materia prima, la pianta, il succo, la varietà, l’identità,
l’ampelografia, la storia, la tradizione, il territorio.
V come Viticoltore; colui che dà un senso al nostro operare e al quale
dedichiamo il nostro lavoro.
W come Workshop: un relatore che introduce e tutti, dopo, discutono
in una forma libera ed aperta che si apre al confronto e rifugge
il modello “uno parla e tutti ascoltano”.
Z come Zibibbo, il nome siciliano del Moscato d’Alessandria, oggetto
di crioselezione e superestrazione nel progetto dell’Istituto Vite e
Vino di Palermo che ha vinto il primo Premio Quesito OICCE nel
2000.
Ma aldilà di tutti questi ricordi, voglio cogliere dal dipanarsi delle
lettere, il meraviglioso e unico percorso che abbiamo compiuto. Una
esperienza professionale, ma soprattutto umana, che ci ha coinvolto,
facendoci crescere personalmente e come associazione.
Ed ora, che la festa abbia inizio.