L'ANGOLO DELLA VIGNA
Gaglioppo, Magliocco, Arvino, Mantonico e… |
Riprendiamo il nostro viaggio ampelografico in Calabria,
una “terra d’uve”, come l’ha definita Marilena De Bonis evocandone
le molte viti e i vini del passato. Uno sguardo all’attuale
assortimento varietale, emerso da un recente studio condotto
dal CNR, Istituto di Virologia Vegetale, dall’Istituto Agrario
di San Michele all’Adige (oggi Fondazione Edmund Mach),
dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dall’Azienda
Fratelli Librandi di Cirò Marina, non solo ha confermato la ricchezza
di questa regione in vitigni tradizionali, ma ha anche
cominciato a far luce sulla loro identità.
Si è così appurato che il Magliocco
dolce è forse la cultivar più diffusamente
presente nei vigneti tradizionali
della regione, dal nord all’estremità
meridionale, “mascherata”, per così
dire, da una quindicina di denominazioni
diverse tra cui Arvino, Lacrima
nera, Guarnaccia, Terravecchia,
Merigallo, Maglioccuni, Marsigliana,
Greco nero e altre ancora.
Nelle diverse località i viticoltori si
sono convinti di allevare viti diverse,
ma in realtà queste corrispondono alla
stessa cultivar. Selezioni locali le
hanno solo leggermente differenziate
ad esempio per i caratteri del grappolo,
talora piccolo e privo di ali, talora
più allungato e con un’ala ben sviluppata.
Un altro vitigno, il Gaglioppo, presenta
una variabilità intravarietale altrettanto spiccata che il
Magliocco. Questa variabilità tuttavia non ha determinato la
comparsa dello stesso numero di sinonimi, forse perché il
Gaglioppo è un vitigno di certo intensamente coltivato, ma in
un’area geografica più ristretta.
Il Mantonico ad uva bianca è una delle cultivar più tipiche
della Calabria. Anche se la sua coltura è limitata, se ne apprezza
giustamente l’elevato valore enologico e la personalità che
conferisce ai vini. Viene vinificato secco, ma anche dolce da uve
appassite e vi sono state esperienze nell’ottenimento di spumanti.
È bene però chiarire che il Mantonico, definito localmente
Mantonacu viru, (il “vero” Mantonico), è distinto dal
Montonico bianco.
Quest’ultimo è infatti una cultivar dell’Italia Centrale che,
oltre che in Calabria (dove è chiamata anche Greco), è presente
pure in altre regioni del Sud tra cui la Puglia. Non pare invece
che il “vero” Mantonico sia coltivato altrove.
Per altre cultivar considerate tradizionali calabresi, si è scoperto
invece che sono tipiche anche di altre realtà colturali della
nostra penisola. È il caso ad esempio della Malvasia bianca
lunga o del Chianti. Con il nome di Malvasia bianca o con
denominazioni locali come Tundulillu o Lancu tundu, è presente
da tempo nei vecchi vigneti della Calabria, come del resto
nella vicina Sicilia, e non va confusa
con una Malvasia introdotta di recente
che è la Malvasia di Candia.
Dalle ultime indagini pare che la
Malvasia del Chianti, intensamente
coltivata in Toscana, sia una delle cultivar
storicamente più diffuse: non solo
in tutta l’Italia Centrale, ma anche nei
vecchi vigneti di Liguria, Veneto,
Puglia (oltre che Calabria e Sicilia)
mentre è interessante rilevare che corrisponde
alla Maraština dalmata e al
Pavlos di alcune isole greche, uno storico,
probabilmente antico vitigno di
cui è per ora ignota l’origine.
Proprio alla Calabria, invece, ricercatori
della Fondazione E. Mach ritengono
che il Sangiovese sia in qualche
modo legato, non soltanto perché lo si
ritrova nei vigneti storici della regione,
ma perché i suoi probabili ascendenti sarebbero geneticamente
vicini al germoplasma viticolo calabrese. Un altro vitigno storico
italiano, dunque, ben presente nei vecchi vigneti della
Calabria di solito definito con il nome di Nerello o Negrello e
mai fino ad ora riconosciuto come Sangiovese.
Nota curiosa in relazione alla presenza storica del
Sangiovese nel Sud Italia: in collaborazione con Stella Grando
della Fondazione E. Mach, abbiamo rilevato che un genotipo
identico al Sangiovese, ma con uve sprovviste di semi, chiamato
Corinto nero (ma distinto dal Corinto tradizionalmente coltivato
in Grecia), non solo è sporadicamente presente sulla costa
tirrenica calabrese, ma è pure quello tradizionalmente coltivato
nelle isole Eolie insieme alla Malvasia di Lipari.