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di Giusi Mainardi |
Quattrocento anni fa, per la prima volta, uno scienziato utilizzò
degli strumenti per osservare l’universo. Fu una straordinaria
rivoluzione: si poterono superare i limiti posti dall’occhio
e si poterono vedere, misurare, analizzare oggetti che erano
sempre stati fuori dalla nostra portata.
Lo scienziato era Galileo Galilei che, il 25 agosto 1609, fece
la sua prima dimostrazione pubblica del funzionamento di un
cannocchiale. I suoi cannocchiali ingrandivano gli oggetti terrestri,
permettevano di vedere più vicine le navi in arrivo, permettevano
ai marinai di vedere meglio le coste o i porti.Ma la meraviglia
ancora più grande fu che quando vennero puntati verso il
cielo, non si limitarono ad ingrandire: mostrarono cose nuove,
fenomeni diversi da tutto
quanto ci si poteva aspettare.
Le scoperte ottenute con
le prime osservazioni astronomiche
dell’autunno e dell’inverno
1609 sconvolsero
dalle fondamenta le conoscenze:
si vide che la Luna
aveva delle montagne, ci si
stupì che il Sole non fosse
omogeneo e perfetto, ma che
avesse delle macchie, si videro
le fasi del pianeta Venere e
gli anelli di Saturno, si misurarono
le orbite delle lune di
Giove.
Non fu solo una visione
più vicina delle cose: fu un
nuovo modo di vederle, un
nuovo modo di confrontarsi
con l’universo. Da quel momento intervennero dei cambiamenti
che andarono a sconvolgere radicate precedenti visioni: la
consapevolezza dell’umanità di essere al centro del creato si
eclissò gradatamente; la certezza di un sapere immutabile
apparve una fantasia, l’uso degli strumenti scientifici per capire
le leggi naturali e per misurare gli eventi in modo oggettivo
diventò un elemento acquisito come indispensabile e necessario.
Per questo il 1609 è così importante nella storia del pensiero
umano. Per questo, quattrocento anni dopo, il 2009 è stato
considerato dall’Unesco “anno dell’astronomia”. 400 anni
dopo la prima osservazione delle montagne lunari e 40 anni
dopo il primo sbarco lunare, quando il 20 luglio 1969 uomini
del pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta.
Ma così come la Luna non ha solo una faccia luminosa,
l’umanità non ha solo la voglia di imparare, di scoprire e di
costruire: l’“altra faccia” della Luna, l’“altra faccia” dell’animo
umano si mostra anche in questi due anni simbolici.
Mentre Galileo Galilei apriva gli occhi e le menti all’universo,
in Spagna simontava il più grande processo alle streghe, che
vedeva inquisite più di 7000 persone. Mentre il primo uomo
riusciva ad arrivare sulla Luna, il 1969 viveva la guerra in
Vietnam e i bombardamenti a tappeto in Cambogia, mentre
Cina e Russia si affrontavano alla frontiera e decine di bombe
termonucleari scoppiavano
per prova in America, in
Russia e in Cina.
Oggi continuiamo a vivere
in un’era di progresso, figli
ed eredi del nuovo mondo
inaugurato da Galileo, e contemporaneamente
viviamo in
un periodo difficile, con difficoltà
che si riflettono sulla
vita civile, sulle aziende, sulle
famiglie. Questo ricade
anche nel mondo dell’enologia,
nel mondo delle macchine
per l’imbottigliamento,
del commercio internazionale
del vino.
Anche nel settore del vino
non basta poter avvicinare le
cose ed ingrandirle per capirle,
è il diverso modo di guardarle ad essere importante.
L’analisi oggettiva, la vitalità e il rinnovamento delle conoscenze,
le opportunità offerte dagli strumenti scientifici, la
creatività, la positiva criticità, l’apertura, la certezza delle proprie
possibilità, il desiderio di mettersi alla prova non solo possono
fare da contrappeso alle difficoltà che stiamo vivendo, ma
sono indispensabili per superarle.
400 anni da Galileo, 40 anni dal primo sbarco lunare, 40 è
anche il numero di OICCE Times di questo autunno 2009,
quando ancora una volta attraverso queste pagine vogliamo ribadire
la nostra appassionata, dimostrata e realistica fiducia nella
“faccia luminosa dell’enologia”.