UNA INTERVISTA A...

Roberto Bersano

La Cantina Bersano Cavalier Dario si trova nel cuore della importante zona viticola del Sud Astigiano, in Regione Marziano dove i vigneti salgono per la collina fino a raggiungere il paese di San Marzano Oliveto.
Qui incontriamo Roberto Bersano, sorridente ed elegante titolare di questa azienda che è da molti anni associata ad OICCE.
Entrato a tempo pieno nell’azienda famigliare nel 1992, a soli 18 anni, ne ha assunto la completa responsabilità nel 2002, alla prematura scomparsa del padre. La nostra conversazione tocca tanti temi: la storia della cantina, la sua visione del vino, l’impatto del vino piemontese che ha modo di riscontrare nei suoi contatti internazionali, potenzialità e limiti del settore enologico regionale e nazionale…


Qual è la storia della “Bersano Cavalier Dario”?
L’azienda è nata nel 1968, l’anno del matrimonio di mio padre Dario.
Da allora, insieme a mia madre, Giuseppina, hanno avviato in modo più importante una attività che era già del mio nonno paterno. Fino al 1995, mio padre è stato alla testa dell’azienda, poi è iniziata la malattia che purtroppo ha portato alla sua morte nel 2002. Mi ha da sempre comunicato la sua passione per il vino, ed è questo che mi ha fatto decidere molto presto di condividere il suo lavoro. Ci siamo gradualmente ingranditi, vinificando una piccola parte di uve provenienti dal nucleo originario dei vigneti di proprietà famigliare ed acquistando parallelamente le uve. Alcuni dei nostri fornitori di uva sono ormai storici e sono diventati degli amici. Nei primi anni 1990 abbiamo iniziato a rinnovare gli impianti, a partecipare alle fiere e ad avviare attività promozionali. Abbiamo allora compiuto un generale restyling della nostra immagine e dell’immagine dei nostri prodotti.


In che modo il vostro nome è legato anche alla Selectvini?
L’acquisizione della Selectvini, avvenuta nel 1998, è stata una delle prime azioni che ho condotto da solo. Questa società univa ed unisce due marchi storici piemontesi: la casa vinicola Cortese, fondata a Canelli nel 1875, e la casa vinicola Pistone Luigi, fondata ad Asti nel 1860. La sua linea di produzione comprende i più significativi vini dell’Astigiano e dell’Albese e il suo mercato è per l’80% rivolto all’esportazione.
L’unione delle due società ha senza dubbio portato vantaggi in termini di sinergie e nuove possibilità commerciali.


Quali sono i fiori all’occhiello della “Bersano Cavalier Dario” e di Selectvini?
Queste due realtà comprendono una vasta gamma di ben 35 referenze.Produciamo tutti i più significativi vini dell’area astigiana e albese.
Nel primo caso la Barbera è protagonista (ne abbiamo ben sette tipologie), innanzitutto la Barbera d’Asti Cà ’d Galdin che porta il soprannome con il quale era conosciuta la mia famiglia. Il Moscato d’Asti è un altro nostro punto di forza. Selectivini eccelle invece soprattutto per Barolo e Barbaresco.
Nella nostra produzione siamo seguiti da un enologo e un enotecnico interni, che sono Claudio Marino e Paolo Avezza. Ci avvaliamo anche di due noti consulenti che sono Giuliano Noè per i vini dell’Astigiano e Armando Cordero per quelli dell’Albese.


Quali sono i vostri principali mercati esteri e i vostri canali di vendita?
Siamo presenti in Svizzera, Inghilterra, Canada, Belgio, Francia e i nostri prodotti si trovano in enoteche e ristoranti.
Con Selectvini stiamo iniziando un primo esperimento di vendita nella GDO, limitatamente alla zona di Torino e della sua provincia.


Qual è secondo lei l’immagine del vino piemontese all’estero?
Nel corso degli anni ho visto prima una grande considerazione, poi una certa disaffezione, legata forse a dei prezzi piuttosto elevati e all’affermazione dei vini prodotti in altre regioni italiane, specialmente nelle regioni meridionali. Mi pare ora di vedere una ripresa.
Per riuscire a guadagnare spazio è importante stare con i piedi per terra, puntare su un buon rapporto qualità/ prezzo, essere consapevoli del proprio prodotto, esserne orgogliosi, ma non essere presuntuosi.


Tradizione e innovazione. Verso quale di queste tendenze siete più orientati?
Io credo che sia fondamentale stare al passo con i tempi. Molti anni fa siamo stati degli innovatori nell’adottare ad esempio la pressatura soffice.
Anche in seguito abbiamo adottato tecniche e acquisito attrezzature che consentissero di seguire innovativi sistemi di lavorazione che permettono di ottenere vini di qualità. Siamo nello stesso tempo legati alla tradizione e al rapporto con le nostre origini e il nostro territorio.

DIETRO LE QUINTE...

Come ha costituito la sua raccolta “storica”?
Si tratta di una piccolissima sezione della nostra cantina, dove ho voluto raccogliere dei vecchi attrezzi di cantina. La particolarità è che si tratta solo di oggetti appartenuti alla mia famiglia, salvo pochi regali di persone che mi sono molto care. Per me ha un significato esclusivamente affettivo, del quale desidero fare partecipi le persone che vengono a visitare la cantina.


Quali vini le piacciono in particolare?
Dipende dalla gastronomia, dagli abbinamenti con i piatti, dal tempo disponibile per un pranzo, ma se devo dare una preferenza, scelgo senz’altro i vini rossi.