BIBLIOTECA OICCE
Antonio Vodret
LE INDUSTRIE AGRARIE
NELLA STORIA MILLENARIA DELLA SARDEGNA
I latticini, l?olio d?oliva, i vini.
Editrice Democratica Sarda, Sassari, 2009, pp. 168
Questo libro presenta
l’evoluzione storica di tre
pilastri della cultura alimentare
sarda: il formaggio,
l’olio, il vino.
L’Autore, il professor
Vodret, è l’esperto per
eccellenza di questa materia,
per averla studiata in
tutti i suoi particolari con
grande impegno, per averla
insegnata con passione nel corso della sua lunga carriera accademica
e per averla sapientemente divulgata in numerose pubblicazioni.
Attraverso pagine che scorrono davvero agilmente, il professore
percorre la storia di questi grandi protagonisti della storia alimentare,
identificandone i legami con l’ambiente, l’economia, la
storia, le tradizioni della Sardegna.
Sin dai primordi la Sardegna, per la sua insularità, ha dovuto
provvedere in maniera autonoma ai propri fabbisogni, in particolare
a quelli di natura alimentare.
Latticini, olio, vino, il pane di grano duro, i legumi e le verdure
fresche, la carne, destinata alle festività, hanno garantito per secoli
un sufficiente apporto nutrizionale nelle condizioni talvolta anche
precarie della popolazione isolana. Questi stessi prodotti continuano
ad essere protagonisti dell’attuale alimentazione, fornendo tutti
i pregiati apporti di una vera “dieta mediterranea”.
Già gli storici latini documentano il consumo sardo di latte e formaggio
e ricordano un fiorente mercato dei prodotti della pastorizia
isolana tra la Sardegna e Roma.
Anche la coltivazione dell’olivo, incrementata durante il periodo
spagnolo, e la conseguente produzione dell’olio era già curata in
epoca romana, come attestano pure alcuni toponimi latini che
fanno riferimento a tale coltura.
Le antiche tradizioni olearie e casearie sfociano poi nel mondo
moderno con la loro valorizzazione attraverso pregiate DOP.
Viene poi trattata la coltivazione della vite con la produzione del
vino, presente sull’Isola fin dalle più antiche età dei Shardana e del
periodo punico. Dalla dominazione romana, al periodo bizantino e
giudicale, alla conquista aragonese e alla dominazione spagnola, al
periodo piemontese, fino ai giorni attuali, si susseguono le testimonianze
della storia della vite e del vino, con immagini suggestive
e interessantissime citazioni dai documenti locali. La realtà viticola
è puntualmente descritta anche con l’elenco dei vitigni sardi, con i
loro sinonimi dialettali e la loro relativa diffusione, insieme all’evoluzione
percentuale delle superfici vitate. I vitigni più rappresentativi
attualmente presenti sull’Isola sono illustrati con fotografie, note
storiche e caratteristiche dei celebri vini ai quali danno origine.
Di questi ultimi vengono anche pubblicate rare e pregiate etichette
storiche.
Piero Antonio Micheli
ISTORIA DELLE VITI CHE
SI COLTIVANO
NELLA TOSCANA
Trascrizione e note a
cura di Daniele Vergari
e Roberto Scalacci
Associazione
Giovan Battista Landeschi,
Consorzio del Vino Chianti,
Firenze, 2008 pp. 288
Piero Antonio Micheli
(1679-1737), uno studioso fiorentino
del XVIII secolo con ampi interessi naturalistici, fu il “botanico
dell’Altezza Reale del Ser.mo Gran Duca di Toscana”.
Fra i ben settanta manoscritti dei quali è autore, c’è questa
“Istoria delle Viti che si coltivano nella Toscana; nella quale vengono
dimostrate e descritte circa dugento spezie delle medesime,
e quali sono esposte metodicamente secondo la forma e il colore
dei granelli delle loro uve.”
L’opera, priva di datazione, è considerata successiva al 1730. Il
testo manoscritto è distinto in due parti: la prima riporta in ordine
alfabetico 187 varietà di uva, a questa si aggiunge una appendice in
cui vengono descritte altre sei varietà. Corredano il manoscritto
alcuni appunti sparsi contenenti nomi di varietà tratti da diverse
opere di agricoltura, principalmente riferite a Pier de’ Crescenzi e
Andrea Bacci.
Micheli accompagna ogni varietà con una sintetica descrizione
in Latino alla quale aggiunge una breve descrizione in Italiano dei
principali caratteri ampelografici, completata spesso con indicazioni
della misura degli acini, del peso medio del grappolo, del luogo
e del periodo nel quale l’uva è stata osservata. Questa ricca rassegna
di vitigni coltivati in Toscana fra 1600 e 1700 è una fonte preziosa
di informazione per la viticoltura toscana e rappresenta un
significativo documento per la storia agraria di questa regione.
I curatori hanno compiuto un grande lavoro nel trascrivere
e commentare il testo con una dovizia di note che da sole fanno
un altro libro di estremo interesse per le fonti citate e le notizie
riportate.
A completamento del volume è posta un’appendice iconografica
che riproduce due celebri quadri del pittore Bartolomeo Bimbi,
contemporaneo di Micheli, che raffigurò in modo veridico e preciso
70 varietà di uva presenti sulle tavole o nei giardini del Gran
Duca. Il particolare interesse di tali dipinti è non solo il valore artistico,
ma l’intento descrittivo-scientifico. Bimbi infatti corredò
ogni grappolo di un numero, in rosso, corrispondente al nome
riportato nei cartigli posti alla base dei due dipinti.