Jean-Noël
Mouret
LE VIN DES ECRIVAINS - VINS D'AILLEURS
Mercure de France, 1999
pp. 126, 22 FF
L'anima del vino canta
nelle bottiglie, e l'anima di una nazione canta nei suoi vini.
E' la dichiarazione del curatore di questa antologia di brani
(27 in tutto) che presentano la descrizione letteraria dei vini
"d'altrove", dei vini del resto del mondo (beninteso
rispetto la Francia): Italia e Spagna aprono la carrellata che
segue poi con gli altri vini d'Europa e del resto del mondo.
Dalla cultura latina, mediterranea, del vino conviviale, alle
reticenze anglosassoni di fronte al vino trasgressivo, dal vino
nostalgico degli esiliati al vino gioioso degli amici ritrovati,
ogni scrittore si mostra qui (a volte involontariamente) testimone
del suo tempo e della sua società.
In questo giro del mondo
dei vini e questo viaggio nel cuore delle mentalità, le
guide selezionate dal curatore sono Cesare Pavese, Pier Paolo
Pasolini, Guillaume Apollinaire, Ernest Hemingway... La letteratura
fa apparire un aseparazione tra Vecchio e Nuovo Mondo, in termini
di vino. Nel Vecchio Mondo il vino fa parte della vita di tutti
i giorni: non c'è festa, non c'è pasto, non c'è
conversazione confidenziale o tentativo di seduzione che non
si svolgano itorno ad un bicchiere di vino.
Nel Nuovo Mondo, invece, la comparsa del vino (di un qualsiasi
vino) è sufficiente per mettere in evidenza l'aspetto
eccezionale dell'evento: momenti di passaggio, tenebrosi presagi
del futuro, il vino diventa segno di trasgressione, sinonimo
di peccato potenziale.
Dai cantori del buon vino
agli ironici narratori ell'ubriachezza, dalvino triste al vino
fonte di coraggio, una cosa rimane sicura: il vino ha fatto e
farà ancora scorrere molto inchiorsto.
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